Insieme ai consueti dati macroeconomici, uno dei principali eventi cui era rivolta l’attenzione dei mercati la scorsa settimana era il referendum irlandese sull’allargamento dell’Unione Europea. L’esito positivo della consultazione, tuttavia, non ha avuto effetti immediati né sui bond dei Paesi già aderenti all’UE, né sull’euro.
D’altra parte la valenza di questo referendum era più politica (chiudere definitivamente i conti con le divisioni lasciate in Europa dall’esito della seconda guerra mondiale) che economica, senza contare che esso si è tenuto in un momento in cui i driver di tutti i mercati sono gli utili aziendali provenienti da Oltreoceano.
Tuttavia, gli effetti sono stati immediati sulle curve dei rendimenti dei Paesi coinvolti come nuovi entranti (scese di circa 15/20 basis point su tutte le scadenze), e sulle loro monete (che in media si sono rafforzate dell’1% contro l’euro). Più interessanti, però, saranno le ripercussioni che questo processo di integrazione avrà nei mesi a venire.
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*Claudia Bertino e’ un’analista indipendente che collabora con Wall Street Italia