Società

MA QUANTI CRETINI SULLE TERRAZZE DELLA SINISTRA

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(WSI) – Devo raccontarvi una piccola, grave vicenda che ha dell’incredibile e che mi ha disgustato, indignato e rattristato. Qualche giorno fa ho partecipato a Roma ad un convegno filosoficoletterario di nessun significato politico o ideologico. La sera siamo stati invitati a cena da una signora. Terrazza romana, si vede san Pietro, mettiamo via dei Pettinari.

Alla fine non ci vado per un imprevisto. Il giorno dopo apprendo da due persone che vi hanno partecipato una strana storia: tre invitati di sinistra, professionisti radical chic, che pubblicano pure, avevano deciso di non venire perché c’ero io. Due di loro, una coppia che abita lì, rassicurati che non ci sarei più andato, scendono a cena. Ma per prepararsi fanno aspettare gli altri invitati per circa un’ora.

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Che la festa cominci. Che ve ne pare? Mi hanno beccato con un viados o una mazzetta, sono un pedofilo o un razzista, ho stuprato o aggredito qualcuno, magari di sinistra o gay, sporco per terra nelle feste, vomito sugli invitati, non so, ho commesso qualche crimine; c’è insomma qualcosa di cui debba vergognarmi? Sì, di essere di destra, anzi peggio, di scrivere libri e articoli di destra, per giunta per Libero, che come scriveva ieri Michele Serra su la Repubblica, è la musa ispiratrice di assessori come Prosperini che fanno battute rozze e cattive contro i gay. Se sei un macellaio di destra ti disprezzano con fare snob, ma attribuiscono alla tua ignoranza le tue preferenze: in fondo è un animale, sembrano dire. Ma se sei intellettuale, sei in mala fede, sei da cancellare.

Teppaglia chic

Per non coinvolgere testimoni e padrona di casa, non farò nomi; ma se vi dicessi che questa gentaglia chic, che si rifiuta di venire a cena perché ci sono io, ha a che fare con La Repubblica? Dovremmo dire, come scrive Serra per Libero, che il mandante di questo razzismo è il quotidiano di Mauro e di Serra medesimo? Potremmo anche dire che come La Repubblica disprezza e ignora chi è a destra, la stessa cosa di riflesso poi fanno i suoi famigli.

Potrei pure aggiungere che non dobbiamo poi lamentarci se trovano nelle agende delle nuove Brigate rosse a Milano gli attentati a quelli di destra, ai “fascisti”; vi parlo di ieri, non di trent’anni fa. Il disprezzo delle terrazze, si tramuta in odio su strada? No, evito di dirlo.

Ma lasciate che io dica a questi tre signori, due romani e un veneziano: siete incivili, siete miserabili, siete cretini. Siete volgari nonostante le vostre terrazze, siete rozzi nonostante i vostri titoli di studio e le vostre frequentazioni altolocate. Puzzate della peggior rogna che si possa avere addosso: la boria di chi sente di appartenere a qualche razza eletta.

Ma eletta da chi? Siete delle nullità vestite a festa dall’ideologia. Se fosse un episodio isolato, direi è un incidente. Capitano i cretini sulla faccia della terra. Ma queste storie le vivo da decenni, ormai. Una volta fu un Nobel per l’economia, un’altra un filosofo debole, un altra un attore che si alzò da tavola appena io mi sedetti; e altra gentaglia di lusso si è comportata allo stesso modo. Ma le cose che mi colpiscono di più sono quando se la prendono con terzi, del tutto ignari. Come i miei figli.

Se insistete, prendetevela con me, ma lasciate stare loro. Ricordo alla scuola media, a mia figlia; un’insegnante la chiamò in disparte, dopo la mia partecipazione ad un programma in Tv e le disse: se ti chiedono se sei figlia di M.V. tu nega, è solo omonimia. E lei tornò come se suo padre fosse un mostro. E in questi giorni non ho voluto credere a quel che dicevano gli amici di mio figlio, che al suo primo esame di filosofia a Roma, alla prima domanda, una docente col manifesto sotto il braccio che l’avrebbe identificato come mio figlio, l’ha bocciato. No, avevo detto, non mi convincerete che l’ha fatto perché era mio figlio. E dire che mio figlio non la pensa come me; ma è geneticamente, etnicamente macchiato. E non vi ricordo le conferenze che mi sono impedite dai facinorosi di sinistra, gli accessi che sono proibiti in tanti campi, la patina di disprezzo per fortuna ampiamente ricompensata da testimonianze, assai più numerose, spontanee e gratuite di ammirazione e attenzione da parte di altra gente, anche di sinistra.

Mi capita di subire discriminazioni non solo sui libri che scrivo ma perfino su quelli che mi bruciano: ricordo le vomitevoli ironie e perfino le accuse nei miei confronti, del tipo te lo sei meritato perché sei di destra, che lessi sui giornali. Stavo già male, mi fecero più male. Fosse capitato a uno scrittore di sinistra, sai la solidarietà militante e i cortei…

Cerchiobottisti

Ah, come mi stanca parlare ancora dopo trent’anni di queste misere cose, ripetere tutto il repertorio vittimista di proteste. Sapete quante riserve ho su questa sottospecie di centrodestra; ma quando volto lo sguardo a sinistra mi sale lo schifo. Fate schifo voi che siete razzisti e voi che tacete sui vostri giornali. Fate schifo, ve lo dico con tutto il cuore e la mente. Se non fosse perché sono profondamente italiano e sono legato alla lingua, per mestiere e vocazione, sarei già andato via da un paese così incivile dove per i moderati cerchiobottisti tu non esisti (ne scrissi martedì scorso) e per i radical doppiopesisti tu meriti di non esistere. Ma ad andarvene, semmai, dovreste essere voi. Siete abusivi in una città antica e civile come Roma o Venezia, non meritate di guardare san Pietro e nemmeno i campanili e le rovine di Roma, perché sono testimonianze di civiltà, la civiltà cristiana e la civiltà romana del diritto. E voi siete incivili.

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