La debolezza del mercato del lavoro rappresenta il principale elemento di incertezza dell’attuale fase di ripresa economica. La pubblicazione dei dati sull’occupazione, attesa per oggi alle 14:30 ora italiana, diviene percio’ un appuntamento molto importante per capire quale sia lo stato in cui versa l’azienda America. A tale riguardo, tuttavia, occorre sottolineare come le indagini condotte sull’occupazione sembrino fotografare realta’ divergenti.
Da una parte l’indagine condotta sulle famiglie, ’household survey’, riferisce che negli ultimi due mesi il numero di occupati e’ aumentato di 1,1 milioni e diffonde percio’ ottimismo sullo stato dell’occupazione, dall’altra l’indagine sulle aziende Usa, ’nonfarm payrolls’, mostra che nello stesso periodo i nuovi posti di lavoro sono cresciuti solo di 63.000 unita’, un livello di crescita che mette a rischio la possibilita’ di ripresa dell’economia.
Qual e’, allora, il dato cui bisogna fare riferimento? Il modo in cui le ricerche vengono condotte e i dati che giungono da altri indicatori suggeriscono che l’indagine sulle aziende Usa fornisce un quadro piu’ realistico sull’attuale stato dell’occupazione.
Un motivo valido, in generale, per ritenere meno affidabile la household survey risiede nel campione numericamente ristretto che viene utilizzato: il numero di famiglie interpellate e’ solo di 50.000 unita’, cioe’ lo 0,05% del numero totale delle famiglie Usa: la bassa rappresentativita’ del campione rende il dato statistico relativo piuttosto volatile. La statistica sull’indagine nonfarm payroll si basa invece su un campione molto piu’ significativo, costituito da 390.000 aziende, le quali impiegano circa il 30% della forza lavoro Usa.
Vi sono poi altri elementi che, in questo momento, convergono a definire poco rassicurante la situazione occupazionale.
Il numero di nuovi occupati nell’ultimo periodo, in base all’indagine relativa alle aziende, e’ il piu’ basso registrato in quattro delle cinque fasi di ripresa del ciclo economico dal dopoguerra ad oggi. Anche l’ultima indagine condotta dalla societa’ di ricerca del personale Manpower evidenzia come le aziende Usa siano ancora riluttanti ad assumere personale.
Tale tendenza e’ confermata dall’help-wanted index: l’indicatore che da’ una misura sulla richiesta di lavoratori ad agosto ha raggiunto quota 41, il livello piu’ basso degli ultimi 40 anni.
La debolezza del mercato del lavoro, infine, emerge anche dall’indice ISM manifatturiero: il sottoindice relativo all’occupazione nel mese di settembre e’ sceso a quota 44,9, ben al di sotto della soglia dei 50 punti che separa uno scenario di contrazione da uno di espansione.
Sono diversi, quindi, gli elementi che convergono a dare maggiore peso all’indagine condotta sulle aziende. Probabilmente dai dati di oggi emergera’ che anche il tasso di disoccupazione, al momento pari al 5,6%, subira’ un aumento: solo con una crescita degli occupati di almeno 125.000 unita’ mensili, concordano gli economisti, il tasso di disoccupazione puo’ attualmente tenersi costante.
Questo, infatti, e’ calcolato come rapporto tra numero dei disoccupati e forza lavoro (occupati + disoccupati). Considerando gli incrementi relativi alla forza lavoro, dovuti alla crescita della popolazione e all’ingresso degli immigrati, si calcola che occorra almeno tale cifra per evitare che l’aumento dei disoccupati si traduca in un aumento del tasso di disoccupazione.
*Americo Pietropaolo e’ analista finanziario di Wall Street Italia