(Teleborsa) – LifeGate, punto di riferimento italiano per lo sviluppo sostenibile, ha approvato ieri il bilancio 2009. In controtendenza con l’andamento generale negativo dell’economia italiana, LifeGate chiude infatti l’esercizio 2009 con un fatturato di 9.870.000 €, registrando un incremento del 28,5% rispetto allo scorso anno, confermando così il trend di crescita registrato anche negli anni precedenti e nei primi mesi del 2010. LifeGate, advisor e network per lo sviluppo sostenibile, è una delle aziende di riferimento in Italia impegnate nella diffusione e promozione di un nuovo stile di vita e un nuovo modello economico basato sulla filosofia delle 3P, People, Planet, Profit dove le persone, il pianeta e il profitto vivono in armonia. L’ utile netto del Gruppo, si legge in una nota, è pari al 4 % del fatturato e il MOL arriva al 9% sul fatturato (a fronte di un 4% nel 2008). Positiva anche la situazione patrimoniale di LifeGate, che nel 2009 ha raggiunto i 9,5 milioni di euro, (quattro volte superiore al 2008), per effetto di un aumento di capitale non ancora concluso, già sottoscritto per oltre 7 milioni di euro e da sottoscrivere per 1,5 milioni di euro: una piccola Public Company che conta oggi 50 azionisti, tutti attenti alle tematiche di uno sviluppo sostenibile. Un bilancio positivo che rientra all’interno di un contesto fotografato recentemente dall’indagine CENTROMARCA condotta da Edelman dal quale emerge come, nonostante gli effetti della crisi, cresca il numero dei consumatori italiani che chiede alle aziende di essere impegnate nel sociale. Il sondaggio, che ha coinvolto 6.000 persone in dieci Paesi, indica che il 63% dei consumatori italiani, a parità di prezzo e qualità, sceglie marche che sono socialmente impegnate. La buona reputazione di un marchio conta “sempre” e “quasi sempre” in oltre il 60% delle scelte d’acquisto. Più che significativa, inoltre, la percentuale degli intervistati italiani, ben l’84%, che mette al primo posto la salvaguardia del’ambiente tra i temi sociali rilevanti. Dallo scenario emerge dunque che le imprese traggono vantaggio dall’impegno concreto nel campo sociale, non solo perché questo rende i clienti più fedeli e motivati, ma soprattutto perché la maggioranza degli intervistati consiglierebbe una marca impegnata in una buona causa. Inoltre, due intervistati su tre si dichiarano disposti a passare a un altro brand di qualità analoga, se questo supporta una buona causa.
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