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Libia: fine Gheddafi più vicina, Tripoli e tv di stato ai ribelli

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Roma – La fine per Gheddafi e’ vicina. Sei mesi dopo che in Cirenaica un gruppo di persone non addestrate a combattere si e’ ribellato al regime libico, i combattenti, anche grazie all’aiuto dell’intervento della Nato, sono pronti a mettere fine al dominio di 42 anni del Colonnello.

I ribelli stanno stringendo l’assedio contro il bunker del rais, ma per il momento i suoi militari restistono, secondo quanto riportato da Reuters. Il gruppo di rivoltosi ha assunto il contrtollo della tv libica, riferisce Al Arabyia, e la giornalista dell’emittente, Hala Misrati, è stata arrestata. È quella che ieri era comparsa in studio con una pistola dicendo che avrebbe difeso Tripoli fino alla morte.

Intanto intorno al bunker di Gheddafi e al porto della città ci sono ancora alcuni carri armati del suo esercito. Secondo il portavoce del regime, i morti nelle ultime 24 ore sarebbero 1.300.

Reuters riporta che il figlio del Colonnello, Khamis, a capo di una unità d’élite dell’esercito, si sta dirigendo con i suoi militari verso Piazza Verde. La notizia è stata data in un primo momento dalla tv Al Arabiya, che e’ in contatto con le forze ribelli.

Il capo del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi ha detto che il figlio maggiore di Gheddafi, Mohammed, potrà restare a Tripoli e che garantisce per la sua sicurezza. Sempre secondo Reuters ci sono ancora alcune forze leali a Gheddafi intorno all’Hotel Rixos, dove si trova la maggior parte dei giornalisti stranieri.

La corrispondente di Al Jazeera da Tripoli dice che i ribelli si aspettano di riuscire a catturare Gheddafi molto presto. Il pericolo più grande in questo momento è rappresentato dai cecchini ancora nascosti in molti punti della città. «Per conquistare Bab al-Aziziya avranno bisogno dell’aiuto della NATO», ha detto «come hanno fatto durante l’avanzata degli ultimi giorni».

Nonostante le smentite ufficiali del ministro degli Esteri sudafricano, Al Jazeera dice di avere saputo da fonti attendibili che Gheddafi è in stretto contatto con il governo di Johannesburg. L’esecutivo dello stato meridionale africano fa sapere tuttavia di aver mandato aerei nel paese solo per mettere in salvo i propri cittadini, smentendo le indiscrezioni stampa secondo cui starebbe facilitando la fuga di Gheddafi.

Gheddafi “deve andarsene ora per evitare altre sofferenze al suo popolo”. Ne è convinta la Gran Bretagna, che si unisce alla Casa Bianca nella sua analisi degli ultimi avvenimenti in Libia. “E’ chiaro dalle scene che stiamo vedendo a Tripoli che la fine è vicina per Gheddafi” si legge in un comunicato diffuso da Downing Street, a quanto riporta SkyNews. “Ha commesso spaventosi crimini contro la popolazione libica – afferma Londra – deve andarsene ora per evitare ogni altra sofferenza alla sua stessa gente”.

Completamente opposta la posizione del presidente del Venezuela Hugo Chàvez, che continua a difendere Gheddafi e a condannare l’intervento militare della NATO in Libia. «Vogliono solo il petrolio», ha detto. Il premier italiano Silvio Berlusconi ha annunciato che nei prossimi giorni incontrera’ il leader dei ribelli in Italia.

Parlando di personalita’ esuberanti, Giancarlo Lehner (ex deputato PdL e al momento membro di Popolo e Territorio) ha chieste di ospitare il rais in Italia. Se da un lato e’ probabilmente l’unico deputato che non ha dimenticato che l’Italia e’ stata a lungo amica e alleata del regime libico, accogliendo Muhamar Gheddafi come un re a Roma in piu’ occasioni, allo stesso tempo e’ anche l’unico politico che a quanto sembra non ha avuto il coraggio di fare marcia indietro.

Coerente nell’errore, volendo rendere oggettiva la sua etica, per quanto folle, il giornalista ed esponente del partito degli ex Responsabili ha chiesto “immunita’ e ospitalita’ per il rais e per i suoi familiari”. “Ammesso che sia possibile gestire una qualche politica estera autonoma”, dichiara, “sarebbe auspicabile da parte dell’Italia un’iniziativa umanitaria a favore di Gheddafi e dei suoi familiari, concedendo loro immunita’ ed ospitalita’”.

Lehner e’ lo stesso che venne condannato per diffamazione aggravata per aver accusato i magistrati in uno dei suoi articoli apparsi su Il Giornale e lo stesso che defini’ “militante antisemita” il pacifista ucciso in Palestina Vittorio Arrigoni.

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Roma – Gli insorti libici hanno assunto il controllo di Piazza Verde a Tripoli, dove sono entrati senza resistenza accolti da scene di giubilo, e il regime di Muammar Gheddafi – al potere da 42 anni – sembra vicinissimo alla fine. Alex Crawford, reporter della tv satellitare britannica Sky News al seguito degli insorti, ha racconto che non è stata trovata opposizione all’ingresso nella piazza, ritenuta il cuore simbolico della capitale della Libia. Spari di gioia, poster del Rias strappati, bandiere del Paese ammainate: a Tripoli ci sono state autentiche scene di tripudio, una sorte di “grande party” per festeggiare la caduta di Gheddafi, il cui destino è avvolto nel mistero. Chi sostiene sia asserragliato nel suo bunker, chi che si sia rifugiato in esilio in un Paese amico.

Almeno due figli di Gheddafi sono stati arrestati. La Corte penale internazionale ha confermato che Saif al Islam è stato arrestato; alle forze ribelli si è inoltre arreso il figlio maggiore del colonnello, Mohammed al Gheddafi, secondo quanto riferito dal coordinatore del Consiglio nazionale di Transizione, Adel Dabbechi. Piccole sacche di resistenza sono state incontrate dai ribelli intorno al compound del rais a Tripoli, come riferito dal capo degli insorti libici, Mustafa Abdel Jalil. Quest’ultimo, come del resto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha invitato comunque i combattenti a mostrare compassione nella gestione dei lealisti di Gheddafi.(TMNews)

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Tripoli – 21 agosto 2011 Ora 22:56 – Seif al Gheddafi, il secondogenito del Colonnello e suo erede designato, e’ stato catturato dai ribelli entrati a Tripoli. Lo riferisce il portavoce degli insorti di Bengasi Mohamad al Akari citato dalla tv France 24.(AGI)

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Tripoli – 21 agosto 2011 Ora 22:48 – La brigata dell’esercito libico responsabile di garantire la sicurezza di Muammar Gheddafi si e’ arresa ai ribelli e ha deposto le armi. Lo riferisce al Jazira.(AGI)

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Doha – 21 agosto 2011 Ora 22:41 – Continua senza incontrare alcuna resistenza l’avanzata dei ribelli dentro Tripoli, accompagnata anzi da scene di giubilo della popolazione, che stanno di fatto rallentando la colonna di mezzi. Un’avanguardia ha raccontato alla rete qatariota al Jazira di trovarsi nella piazza Verde, nel cuore della capitale. E’ un punto a meno di 3 km dal bunker di Muammar Gheddafi.(AGI)

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Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Di Maurizio Molinari

Nessun invio di truppe di pace internazionali, mantenimento della sicurezza affidato alle forze ribelli e risoluzione dell’Onu sulla ricostruzione civile, che vedrà gli europei assumersi le maggiori responsabilità: è questa la «road map» per il dopo-Gheddafi in Libia come si delinea dai contatti in corso fra le capitali della Nato e nei briefing del presidente americano Barack Obama in vacanza a Martha’s Vineyard.

L’accelerazione dell’offensiva dei ribelli contro Tripoli ha stravolto le brevi vacanze di Obama nell’enclave dei vip, obbligandolo a separarsi a più riprese da moglie e figlie per esaminare, con il consigliere sui temi della sicurezza John Brennan, lo scenario che sta maturando.

Se le preoccupazioni immediate riguardano il rischio di una carneficina a Tripoli, con i persistenti tentativi americani di indurre Gheddafi a lasciare volontariamente il potere, nei contatti con gli alleati la Casa Bianca è impegnata a concordare lo scenario del «dopo».

La convergenza che trapela, da fonti americane ed europee, è sulla scelta di non inviare una missione di peacekeeping internazionale, affidando al Consiglio di transizione nazionale libico (Cnt) il mantenimento della sicurezza. «Obama resta fedele alla scelta di non mandare soldati in Libia e gli europei non hanno voglia di farlo per evitarne i costi economici» spiega Daniel Serwer, ex diplomatico americano a Roma nonché autore del recente studio «L’instabilità nella Libia del dopo-Gheddafi» del «Council on Foreign Relations».

D’altra parte il leader della coalizione dei ribelli, Mahmoud Jibril, negli incontri avuti in più capitali Nato si è vantato di «guidare una rivoluzione» che «sarà in grado di assumere la guida del Paese», portando come prova la «stabilità delle aree finora liberate». Il primo ministro ad interim, Mahmud El-Warfally, durante una tappa a Washington ha illustrato un «piano di transizione» che prevede la formazione di un governo transitorio «con la presenza di tutte le componenti dell’opposizione» per preparare le elezioni al Parlamento, affiancato da «tre commissioni su ricostruzione, riconciliazione e istituzioni».

Quella sulla «riconciliazione» si ispira al precedente sudafricano nel dopo-apartheid per «evitare vendette», ma nella Nato serpeggiano timori in proposito, come osserva il ministro degli Esteri canadese John Baird, mettendo le mani avanti: «La transizione non sarà perfetta». Al fine di aiutare i ribelli, la «road map» prevede l’invio a Tripoli subito dopo la caduta di Gheddafi di una «missione di monitoraggio» composta da Paesi arabi – e forse guidata dagli Emirati – destinata a testimoniare il sostegno della comunità internazionale al governo ad interim. Questo dovrebbe poi essere sancito da una risoluzione Onu sulla ricostruzione, che aprirà la strada ai contributi dei singoli Paesi.

A conferma di quanto tale scenario sia avanzato c’è il fatto che l’Italia ha già iniziato a operare per riattivare i settori destinati a essere di sua competenza: sicurezza dei porti, dogane, sanità e indipendenza dei media. La principale preoccupazioneresta tuttavia la sicurezza. Il generale canadese Vance ammonisce a «non accelerare il ritiro della Nato in assenza di una chiara composizione politica», mentre fonti militari britanniche temono di «andare incontro a una disastrosa vittoria», se la caduta di Gheddafi finirà per innescare una «resa dei conti tra le fazioni dei ribelli, a cominciare da berberi e cirenaici».

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