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Libia: “Egitto-Emirati dietro raid Tripoli”, ma Cairo smentisce

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NEW YORK (WSI) – Per due volte negli ultimi sette giorni, Egitto ed Emirati Arabi si sono uniti in segreto per condurre raid aerei contro le milizie islamiche che si combattono per il controllo di Tripoli. Lo hanno affermato, riferisce il New York Times, quattro alti funzionari americani, aggiungendo che gli Stati Uniti sono stati colti di sorpresa e che le autorità egiziane hanno anche smentito a diplomatici Usa di aver condotto un’azione del genere.

Secca smentita dail Cairo sul supporto che l’Egitto avrebbe fornito agli Emitati arabi “in almeno due raid” segreti contro le milizie.

Secondo alcune fonti, gli Usa sono assolutamente contrari a raid aerei, ritenendo che potrebbero ulteriormente esacerbare gli animi e gettare benzina sul fuoco. “Riteniamo che la cosa non sia assolutamente produttiva”, ha affermato uno degli alti funzionari citati in forma anonima dal Nyt, aggiungendo che secondo altre fonti il governo del Qatar ha già fornito armi alle forze islamiche in Libia e pertanto i nuovi raid aerei rappresentano una sorta di svolta da una guerra per procura verso una coinvolgimento diretto. Secondo le fonti del giornale, l’Egitto avrebbe fornito le basi per il lancio dei raid, mentre gli Emirati avrebbero fornito piloti, aerei e il rifornimento in volo necessario per raggiungere Tripoli dalle basi egiziane.

L’Egitto “denuncia con fermezza ogni tentativo di implicare il Paese negli affari interni della Libia”, e bolla come “menzogne” le illazioni su un ruolo del Cairo nei raid aerei su postazioni dei miliziani a Tripoli. Lo afferma un comunicato del ministero degli Esteri. Il Nyt aveva rilanciato le indiscrezioni dei media nordafricani, che avevano puntato l’indice su Egitto ed Emirati Arabi Uniti.

In fiamme casa premier al-Thani – L’abitazione del premier Abdallah al-Thani a Tripoli, il premier ad interim designato a marzo e in attesa di ricevere luce verde dal Parlamento che si riunisce a Tobruk, è stata “saccheggiata e data alle fiamme” nella capitale. Lo riferiscono testimoni.

Vecchio Congresso nomina premier – Il vecchio Congresso libico, Gnc, riunito a Tripoli ha designato Omar al-Hasi nuovo premier. Lo riferiscono i media arabi. Si tratta di una vera e propria ‘secessione’ dal Parlamento eletto a giugno, che si riunisce a Tobruk.

La Libia chiederà al Consiglio di sicurezza Onu del 27 agosto di “intervenire per lottare contro il terrorismo e portare avanti il processo politico” in forza del capitolo VII della Carta Onu. Lo ha detto il ministro degli Esteri libico, in conferenza stampa al Cairo. “Non chiediamo un intervento militare ma che l’Onu completi la sua missione”.

Jihadisti ad altre milizie, unitevi a noi per sharia – Il gruppo jihadista Ansar al Sharia che controlla gran parte della città di Bengasi, nell’est della Libia, ha invitato le altre milizie filo-islamiche del Paese, in particolare quelle dell’ovest raggruppate nella coalizione “Alba”, a unirsi alle loro file “per la sharia” e “contro la legittimità democratica”. “Unitevi ai mujaheddin di Bengasi e difendete con loro gli stessi obiettivi: il rifiuto di qualsiasi progetto occidentale”, ha proclamato Ansar al sharia – gruppo definito “terrorista” dalle aurotità libiche e dagli Stati Uniti – in un comunicato pubblicato ieri su internet. “Proclamate che la vostra lotta ha come obiettivo l’applicazione della sharia e non quello della legittimità democratica”.

Summit Paesi confinanti: serve dialogo, stop caos – Il summit dei Paesi confinanti con la Libia invita le parti in conflitto ad avviare un dialogo nazionale che porti alla fine di tutte le operazioni militari, al caos e alla violenza nel Paese. Lo afferma l’agenzia Mena. Al summit hanno partecipato Egitto, Ciad, Mali, Tunisia e Algeria, oltre al ministro degli Esteri libico. L’Egitto ha proposto un’iniziativa per rispettare l’integrità territoriale libica e non consentire interferenze esterne.

Egitto chiede cessate fuoco immediato – L’Egitto “chiede il cessate il fuoco immediato in Libia e l’avvio di un dialogo nazionale che rappresenti tutte le parti”: è l’appello lanciato dal ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukri, in apertura del summit dei Paesi confinanti al Cairo.