Società

LIBERTA’ E GIUSTIZIA: A SCANSO DI EQUIVOCI

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Ripubblichiamo da l’Unita’ la lettera di Umberto Eco al direttore Furio Colombo

Caro Furio, a scanso di equivoci (e per le ragioni che vedremo) questa mia lettera esprime una mia opinione personale che non coinvolge, né potrebbe, tutte le istituzioni alle quali appartengo o collaboro, dall’università, al club dei bibliofili, sino a Libertà e Giustizia. Altrimenti se ogni volta che parlo dovessi preoccuparmi se tutti coloro con cui mi identifico «sotto un certo profilo», dagli appartenenti alla società del Flauto Dolce a quelli dell’Associazione Italiana di Semiotica, e agli alunni onorari dell’università di Gerusalemme, siano d’accordo, dovrei per prudenza tacere per sempre, e allora vivrei come in un regime di dittatura.

Ho letto con interesse il vostro obiettivo resoconto degli ultimi turbamenti sorti intorno a Libertà e Giustizia e vorrei precisare qualche cosa.

L‘associazione è nata da poco, ha raccolto (con un’adesione che ha superato ogni speranza e previsione) soci che provengono da diverse estrazioni ideologiche, anche se uniti da alcuni valori fondamentali, primo tra i quali quello espresso nella riunione di apertura da Claudio Magris, l’insofferenza verso qualcosa che nel nostro paese ha superato il limite della decenza. Ha istituito un sito Internet in cui pubblica documenti di vario genere per tenere informati aderenti e visitatori occasionali su vari dibattiti in corso, sta varando una serie di convegni a cui saranno invitate persone di diversa posizione proprio per avere un vasto raggio di opinioni.

Non si può pretendere che chi aderisce all’associazione, le invia testimonianze o partecipa ai convegni, sia esso De Benedetti o Rinaldi o me stesso, abbia le stesse opinioni e guai se ciascuno non potesse liberamente esprimerle senza doversi preoccupare del consenso degli altri due o tremila soci (non riesco a tenere il conto delle adesioni). Al massimo potrei ipotizzare che se un socio si esprimesse pubblicamente in favore della mafia o della pedofilia, o per dire che Berlusconi è veramente l’Unto del Signore, i Garanti si riunirebbero per decidere se la sua adesione all’associazione sia ancora compatibile con i fini della medesima, ma si tratta come vedi di un caso ipotetico ed estremo.

Pertanto deve valere un principio fondamentale. L’associazione riunisce persone di diverse opinioni, sia pure consenzienti su alcuni principi fondamentali, ma non risponde di queste opinioni, né ha per fini statutari decidere se per la Fiat sia meglio la soluzione Colaninno, quella di Umberto Agnelli o altra che possa profilarsi. Guai se lo facesse. I soci sono tutti liberi di dire quel che pensano, siano essi grandi industriali o maestri di scuola in un villaggio remoto. Le sole posizioni ufficiali dell’associazione – secondo il mio parere (non modesto, per carità, ma autorevole) – sono e saranno quelle firmate collettivamente dai Garanti e/o dal Consiglio di presidenza, come per esempio l’appello contro la censura ai libri di testo. Per il resto guai se non ci fosse libero scambio di idee e persuasioni. Lo stesso si dica per i documenti che sono pubblicati nel sito Internet: io ritengo che siano documenti, e se per avventura fosse interessante meditare su un testo pubblicato da qualcuno che avversa i fini dell’associazione, sarebbe utile pubblicarlo, senza che esso debba coinvolgere minimamente l’associazione.

Ho l’impressione che nella situazione di cui dava serenamente conto il vostro articolo di ieri si siano inseriti – come dire – degli equivoci di assestamento, perché non si capisce ancora bene chi parli in nome di chi. Secondo me quando l’associazione parla si firma collettivamente, e il resto è libero scambio di idee. Francamente non so bene ancora io se il sito sia espressione diretta dei Garanti (e come potrebbe, visto che i Garanti sono persone che abitano in città diverse e non possono essere consultati ogni volta che i benemeriti «uffici» mettono in linea giorno per giorno un documento? Vorrei dire che de minimis non curat praetor).

Mi pare che quello che è accaduto sia un incidente naturale in una associazione che ancora sta cercando di delineare la propria fisionomia, e forse la delineerà meglio proprio reagendo a questi equivoci. Mi piace che tutto questo sia avvenuto pubblicamente, anche se con qualche sbavatura (si sa, anche a teatro le prime richiedono correzioni successive).

Questo è il modo in cui vedo io le cose e volevo comunicartelo. Se qualcuno non sarà d’accordo con me potrà dirlo senza per questo mettere in questione i fini di Libertà e Giustizia, e questo è uno dei motivi per cui vi aderisco.

Grazie per l’ospitalità.

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