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Legge elettorale: si apre uno spiraglio

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Roma – Si avvicinano le posizioni tra i partiti sulla riforma elettorale dopo la riunione di ieri del Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato.

Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl che ha illustrato nel Comitato il disegno di legge del suo partito, usa toni distensivi: ”Ogni partito, se vuole arrivare a un accordo, deve cedere qualcosa dei suoi punti fermi. E’ stata riconosciuta la positivita’ del metodo indicato dal Pdl che ha avanzato la sua proposta per sbloccare una situazione di stallo”.

Politicamente riaffiora la volonta’ di fare presto, entro i primi giorni di settembre se sara’ necessario. Anche perche’ l’ipotesi del voto anticipato a novembre non e’ del tutto accantonata. C’e’ accordo sul ritorno a un sistema proporzionale senza obblighi di formare coalizioni. C’e’ accordo su due terzi di parlamentari da eleggere nei collegi e su un terzo da eleggere nei listini bloccati.

C’e’ pure intesa sulla soglia di sbarramento al 5% per accedere in Parlamento (resta da risolvere il problema del Carroccio che ha percentuali di voto concentrate nelle regioni del nord). Sul premio di maggioranza al partito vincente, che il Pdl non vorrebbe oltre il 10%, il Pd insiste per il 15% (gia’ ieri ha prevalso quest’ultima ipotesi).

Il punto piu’ controverso, non tale pero’ da riportare il confronto al punto di partenza, resta quello delle preferenze sul quale il Pd rifiuta di piegarsi al loro ripristino optando per collegi uninominali dove sono in competizione i singoli candidati dei partiti che spetta all’elettore scegliere. Il Comitato ristretto ha preso in esame pure le proposte del relatore Enzo Bianco (Pd) avanzate a titolo personale ma che sono ritenute dal Pdl terreno fertile per raggiungere la mediazione.

”Ho presentato dei punti qualificanti per una bozza di legge elettorale che prevede il 50% per cento di seggi assegnati in collegi uninominali, il 35% nei listini circoscrizionali o ai migliori perdenti se insufficienti e il 15% al primo partito o alla prima coalizione”, ha argomentato Bianco. La sua proposta introduce una soglia unica di sbarramento per accedere in Parlamento al 5%, pur facendo eccezione per le liste che in cinque circoscrizioni raggiungano la media dell’8% (e’ una mano tesa alla Lega Nord che rischierebbe altrimenti di rimanere fuori dal Parlamento).

Luigi Zanda, vice presidente dei senatori Pd che fa parte del Comitato ristretto, dichiara a fine giornata di avere l’impressione che ”il bicchiere sia mezzo pieno” perche’ Quagliariello e Bianco hanno presentato due ipotesi di riforma che avvicinano le posizioni di Pdl e Pd. Giudizio positivo di Gianpiero D’Alia, capogruppo del Pdl al Senato: ”Le iniziative di Quagliariello e Bianco per trovare un terreno comune sono da apprezzare. Ogni partito sta rinunciando alla propria proposta di bandiera e questo e’ positivo”. Ottimismo pure da parte di Francesco Rutelli, Api, membro del Comitato ristretto.

All’opposizione restano Lega Nord e Idv che temono una riforma fatta a misura dei partiti maggiori. Dichiara l’ex ministro leghista Roberto Calderoli, che ha parte del Comitato ristretto: ”Le idee sono poche e molto confuse. Quagliariello ha presentato un testo di servizio e Bianco a sua volta un testo che non e’ rappresentativo del Pd. Le distanze restano percio’ immutate”. Il dipietrista Pancho Pardi che ha partecipato al Comitato ristretto commenta: ”I partiti maggiori vogliono raccattare quanti piu’ seggi possibili a scapito dei partiti piu’ piccoli”.

Come procedere dopo la riunione di ieri? Lo spiega Carlo Vizzini (Pdl), presidente della commissione Affari costituzionali del Senato: ”Torneremo a riunirci la prossima settimana appena sapremo il calendario dell’Aula, siamo comunque disposti a vederci subito dopo Ferragosto. Sono certo che alle prossime elezioni politiche voteremo con un sistema diverso dal Porcellum”.

Intanto Nichi Vendola, leader di Sel, dichiara di aver detto ieri a Pier Luigi Bersani, nel corso del loro colloquio propedeutico al rilancio di un nuovo centrosinistra, di privilegiare un ritorno al cosiddetto Mattarellum per la Camera (25% di eletti nella quota proporzionale, 75% di eletti nei collegi uninominali) che era in vigore fino al varo del Porcellum. Il segretario del Pd ha replicato: ”Noi abbiamo un solo punto irrinunciabile: la sera del voto i cittadini devono sapere chi governa. E lo deve sapere pure l’Europa”.