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Le rivoluzioni arabe contagiano anche l’Europa

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Madrid – A pensarci bene la Spagna non e’ poi cosi’ lontana dalla Tunisia. Ne’ geograficamente ne’ come tipologia di problemi, politici ed economici, sopratutto occupazionali. Da giorni diverse migliaia di persone, per lo piu’ ragazzi, hanno occupato le piazze della Spagna per protestare contro la crisi del sistema, nel dettaglio del lavoro giovanile, e contro i fallimenti della politica di governo.

Le manifestazioni contro la corruzione, gli alti livelli di disoccupazione (il tasso ha raggiunto il 21,9% nel primo trimestre) e il precariato hanno anche eletto a nuovo eroe delle rivolte, per il momento pacifiche, una persona “atipica”. Non un giovane ragazzo che si e’ dato fuoco in strada, come nel caso della rivoluzione dei gelsomini tunisina, bensi’ una donna 46enne, tale Cristina di Burgos, che, intervenuta alla radio statale, RNE, ha preso le difese dei manifestanti. Esprimendo in modo efficace e appassionato le motivazioni dei manifestanti e’ presto diventata nei blog e nella Rete in generale il simbolo delle proteste.

La principale dimostrazione di malcontento si e’ svolta lo scorso 15 maggio a Madrid, a una settimana dalle elezioni regionali, e il movimento che l’ha organizzata e’ stato ribattezzato “15-M”. Simili proteste sono state organizzate in una cinquantina di citta’ spagnole e il movimento, organizzato anche attraverso i social network e dal sito web Democracia Real Ya, ha realizzato un sit-in pacifico il 16 maggio nell’area della Puerta del Sol, una delle principali piazze di Madrid.

I social media sono un altro punto in comune con le rivolte partite in Tunisia e che hanno contagiato l’intera regione nordafricana e mediorentale. Ma tanti sono anche i punti di distanza. E’ difficile che il governo spagnolo si adoperi in una strategia della repressione e in Spagna, a differenza di Egitto e Tunisia, le elezioni sono da sempre libere e democratiche.

I giovani, studenti, disoccupati e manifestanti sono delusi dai tagli imposti dal governo, obbligato a iniziative impopolari dalla crisi del debito sovrano. Oltre a Madrid, ci sono state manifestazioni a Barcellona, Valencia, Saragozza, Palma de Mallorca, Siviglia e Bilbao. Secondo gli organizzatori, il movimento conta ormai oltre 130mila persone, che si danno da fare per gestire le proteste. Non si sa ancora pero’ se i vari gruppi di protesta siano in grado di unirsi in un’unica “onda rivoluzionaria”.

Come sottolinea il superblog italiano “Il Post”, “le immagini delle proteste e delle manifestazioni sono state diffuse online attraverso i social network come Twitter e Facebook e attraverso YouTube, con un meccanismo che ricorda – seppur con sfumature diverse – il racconto delle manifestazioni in Tunisia e in Egitto dei mesi scorsi”. Da oggi poi le immagini delle piazze occupano le aperture dei siti dei maggiori quotidiani.

La parola piu’ corretta per descrivere le manifestazioni che stanno interessando la penisola iberica e’ “acampadasol”, ovvero “campeggio in Puerta del Sol”, per indicare i sit-in e le manifestazioni nella piazza principale di Madrid, dove oggi si sono raccolte circa 2.000 persone. Sui social network e’ comparsa anche la parola chiave “spanishrevolution”, chiaramente ispirato alle rivoluzioni arabe.