La decisione di Eni di lanciare un’offerta pubblica di acquisto su Italgas a €13 non ha spiazzato i più accorti investitori.
Il gioiellino del cane a sei zampe era da tempo nel mirino di molte società: oltre a Eni, che ha rotto gli indugi, in attesa c’erano (ma forse è il caso di dire “ci sono”) anche Enel, che come anticipato da Wall Street Italia aveva in mente di fondere la società con Wind per fare una multi-utility e collocare in Borsa Wind senza passare dalle forche caudine di una Ipo in un mercato incerto, e soprattutto l’ex numero uno di Telecom Italia, Roberto Colaninno.
La società immobiliare Immsi, appena rilevata dall’ex capo della telefonia italiana, era intenzionata, secondo radio mercato, ad entrare nel settore energetico con un’offerta interessante su Italgas.
L’amministratore delegato di Eni, Vittorio Mincato, si è affrettato oggi a dire che “non si tratta di una mossa difensiva, in quanto non abbiamo mai ricevuto un’offerta interessante su Italgas”.
Cosa succederà se l’offerta di Eni (come molti operatori pensano) andasse a buon fine? Eni potrebbe fondere i gasdotti di Italgas con quelli di Snam Rete Gas, come anticipato nella sezione rumors, così come la rete clienti e fornitori, aumentando di fatto il valore di mercato di Snam e inoltre raggiungerebbe l’obiettivo posto a €38 miliardi di metri cubi di gas entro il 2005.
Va sottolineato che Eni ed Enel dovranno cedere, nei prossimi mesi, la quota di controllo delle società di distribuzione dell’energia (Snam per Eni e Terna Spa per Enel) fino a mantenerne massimo il 10%, come previsto dalla legge sul riassetto del settore in discussione in Parlamento, su invito della Commissione europea che vuole accelerare la liberalizzazione del mercato energetico entro il 2007.
Il destino di Snam e Terna in futuro dovrebbe essere identico: le due società si potrebbero fondere, sul modello della britannica National Grid, per dar vita a una public company, controllata da tutti gli operatori del settore e dallo Stato.
Eni dovrà dunque cedere, entro l’estate del 2004, il 50% di Snam Rete Gas (adesso la quota in mano al colosso è del 60%, mentre il 40% è sul mercato).
Il problema è capire come avverrà la cessione di questo grosso pacchetto azionario. Fonti vicine alla società energetica pensano a un possibile collocamento tra investitori istituzionali, senza passare dal mercato, e da questo punto di vista la società guidata da Vittorio Mincato potrebbe essere agevolata da legge ad hoc che il governo sta studiando.
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