(Teleborsa) – Secondo i dati più recenti che informano sull’attività delle banche, le aziende del settore più esposte sull’uso dei derivati e titoli illiquidi, cioè che non hanno mercato, sono Deutsche Bank, Barclays Bank, RBS, UBS e le francesi BNP Paribas, Societe Generale e Credit Agricole. I dati fissati allo scorso giugno evidenziano una situazione al limite della criticità con forti squilibri tra impieghi verso la clientela e le attività finanziarie definite rischiose, perchè legate essenzialmente all’andamento dei mercati finanziari. Ebbene Deutsche Bank per attivi prossimi a 2000 mld di Euro, dedica oltre 1000 mld di Euro ai derivati e titoli illiquidi, mentre solo il 17% degli attivi totali risponde alla voce impieghi verso la clientela. Oltre il 40% su asset rischiosi anche le risorse di UBS e RBS per un controvalore, rispettivamente di 460 mld di Euro e 793 mld di Euro. In scia si pongono Barclays con 775 mld di Euro, che vale il 40% degli attivi totali e poi Credit Agricole con il 32%, Societe Generale con il 31% e BNP Paribas con il 30% e che in Italia controlla la neoacquisita BNL. Ecco questo è il quadro e come si evince la situazione rispetto a qualche anno fa non è per nulla cambiata, in quanto fortemente legata, come detto, all’andamento dei mercati finanziari; se questi hanno una tendenza rialzista si possono generare altissime plusvalenze anche in virtù del leverage usato. Se l’andamento complessivo è negativo, invece, la rincorsa alla svalutazione è frenetica per le pesanti perdite di bilancio. Se i dati vengono letti in profondità, proprio in riferimento all’uso indiscriminato della leva, ci si accorge come talune realtà si muovano rischiosamente sul limite di un precipizio; Deutsche Bank e Credit Agricole hanno un rapporto tra attivi e patrimonio netto pari rispettivamente a 63 e 55, cioè impiegano il loro patrimonio per garantire attività 63 e 55 volte superiore. Se pensiamo che Deutsche bank dedica oltre il 50% degli attivi su posizioni rischiose il conto è presto fatto. Ovviamente il Board della Banca Tedesca avrà fatto bene i propri conti e avrà sotto controllo la situazione, ma l’aggregazione dei dati per le maggiori instituzioni bancarie europee è quantomeno preoccupante e le costringe a forzare in maniera artificiosa l’andamento dei mercati finanziari, che prima o poi presenteranno il conto.