Società

LE EUROBORSE NON VOLANO, MANCA
IL TRAINO GIUSTO

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(WSI) – Forse ci siamo, forse sta per iniziare una nuova e positiva fase dei mercati azionari: sussistono i presupposti fondamentali – liquidità abbondante ed enormi guadagni sulle obbligazioni che possono essere dirottati sulle azioni, utili in buona crescita per la aziende sane, ben gestite e che puntano sull’innovazione, umore degli operatori incoraggiato dalla stabilità politica americana e dal ridimensionamento del prezzo del petrolio – perché la fine del 2004 ma anche il prossimo anno forniscano ampie soddisfazioni a chi crede che comprare azioni non sia una sciagura annunciata se realizzato sempre con raziocinio e metodo.

Chiariamo innanzitutto in quale posizione si trovano i mercati partendo dalla loro definizione: un mercato orso è caratterizzato da minimi decrescenti – ogni fase di calo trascina i prezzi su livelli più bassi rispetto alla precedente – e da massimi decrescenti – in ogni fase di rialzo i prezzi non riescono a superare quelli toccati nella precedente.

Ci troviamo invece in un mercato toro quando all’opposto i minimi sono crescenti – in un fase di ribasso i prezzi si fermano su livelli superiori a quelli toccati nella precedente – e sono crescenti anche i massimi – in fase di rialzo i prezzi superano i livelli raggiunti in precedenza.

Gli indicatori tecnici dei grafici, che traducono in andamenti visivamente immediati le serie storiche dei prezzi registrati giorno per giorno, ci dicono in effetti che la svolta si è già verificata: sul Nasdaq a partire dai minimi di agosto vi sono stati due minimi crescenti e tre massimi crescenti e sempre su quel mercato il 27 ottobre è stato infranto al rialzo un livello molto significativo a quota 1.970 con un volume di scambi ingente pari a 2,1 miliardi di azioni passate di mano.

Se estendiamo l’analisi allo S&P 500 vengono alla luce altri dati importanti: l’indice grazie ai rialzi delle ultime settimane ha superato i massimi del 2004 visti ad inizio marzo ed è andato oltre i valori registrati nel gennaio 2002 nella fase di forte reazione emotiva successiva all’11 settembre.

Si tratta di un fattore psicologico tutt’altro che trascurabile perché può significare la fuoriuscita definitiva da un tunnel lungo tre anni costellato di paure e di incertezze. Per i mercati europei l’impostazione è senz’altro positiva, ma con due ombre di un certo peso: la mancanza di settori trainanti in grado di dare il cambio ai titoli dell’energia che hanno guidato finora il rialzo e la continua rivalutazione dell’euro che danneggerà inevitabilmente i margini di guadagno delle aziende per la quota di fatturato realizzata sia negli Stati Uniti sia in Asia.

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