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(WSI) – Sharon Stone di Basic Instinct; Demi Moore in Rivelazioni; Reese Witherspoon nel più recente «Una bionda in carriera», che sfida le apparenze sexy per sfondare prima ad Harvard e poi come avvocato di grido? Semplici prodotti della fiction Hollywoodiana in un Paese – l’America – dove nella realtà le donne dotate di sex-appeal faticano a far carriera perché non vengono prese sul serio. Lo rivela uno studio guidato da Peter Glick, docente di psicologia alla Lawrence University del Wisconsin, e pubblicato nell’ultimo numero della rivista Psychology of Women Quarterly. «Una donna manager la cui apparenza nel corso dello studio sottolineava il desiderio di apparire sexy ha sollecitato emozioni meno positive, reazioni più negative e percezioni di minor competenza su una scala soggettiva», spiega Glick, «nonché di minor intelligenza su una scala oggettiva».
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DOPPIO PARAMETRO – Ottantacinque anni dopo l’introduzione del voto alle donne e quarantuno dalla creazione della legge sulle Pari Opportunità, l’America continua insomma a trattare i sessi con un doppio parametro, conferendo agli uomini prerogative off limit per le donne. Che possono essere anche molto più competenti dei colleghi maschi e sapere tutto del lavoro che svolgono ma, se indossano un abbigliamento provocante, non vengono rispettate e spesso sono giudicate poco abili nelle loro mansioni.
LE DIFFERENZE TRA DONNE IN CARRIERA E SEGRETARIE – Ancora più sconcertante il risvolto della medaglia cui è pervenuta la giuria di uomini e donne che hanno partecipato all’esperimento del Wisconsin: se a presentarsi in ufficio con abiti osé che ne esaltano le forme femminili sono le segretarie, nessuno trova nulla da ridire. «L’effetto negativo si limita alle donne ai vertici della scala aziendale», spiega il prof Glick, «il look sexy ha provocato sentimenti di ostilità e una valutazione di scarsa intelligenza solo nei confronti delle executive, non delle loro subordinate».
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