NEW YORK (WSI) – Gli arbitri dei mercati stanno perdendo il controllo della partita. Lo si capisce dal fatto che, di solito, quando va tutto bene, la presenza delle autorità di controllo e dei banchieri centrali non dovrebbe essere praticamente percepita. Invece gli effetti collaterali delle misure accomodanti senza precedenti prese dal 2008 a oggi dagli istituti di politica monetaria iniziano a manifestarsi.
Le condizioni della partita ormai non sono più quelle standard a cui eravamo abituati e gli ultimi eventi a catena, dai mercati dei bond fuori controllo alla bolla dell’azionario cinese, devono insospettire. L’inizio della fine dell’era in cui le banche centrali erano in grado di controlalre i mercati è iniziata con la decisione della Banca Nazionale Svizzera di abbandonare il peg tra franco ed euro, scatenando gli acquisti della valuta nazionale che ha portato alla perdita della moneta unica del 40% in appena dieci minuti.
A inizio maggio, prima de lancio del QE della Bce e degli esperimenti con i tassi di interesse negativi in Ue, qualcosa si è rotto nel mercato dei bond. Il meccanismo è diventato difettoso.
L’assurdità di sostenere un mercato da 4 mila miliardi di dollari con tassi negativi ha fatto le sue conseguenze. Il bund decennale è balzato dallo 0,05% allo 0,75% in meno di un mese.
Una serie di errori da parte dei politici greci e della troika che ha accordato il piano di aiuti al paese, hanno fatto traboccare definitivamente il vaso.
Le autorità cinesi hanno permesso e persino incoraggiato che si formasse e poi manifestasse una bolla nell’azionario. L’azionario cinese ha perso $3.200 miliardi di capitale in 30 giorni di tempo. Da metà giugno in pratica l’azionario di Shanghai ha visto cali equivalenti alla capitalizzazione dei mercati di Germania e Francia messi insieme.
Molte banche centrali si sono trovate davanti a un bivio, combattute tra la necessità di fornire misure accomodanti straordinarie (che lasciano il tempo che trovano a livello di benefici economici, in particolare in un contesto di tassi zero) ma al contempo il dovere di contrastare l’instabilità finanziaria.
Ora sono combattute tra la paura di imporre una stretta monetaria troppo presto oppure rischiare di aspettare troppo a lungo. In entrambi i casi ci sono conseguenze devastanti, che i player di mercato stanno sottovalutando pericolosamente, secondo Guy Haselmann di Scotiabank
“Anche chi non crede che l’azionario Usa non sia in una bolla ammetterà che le emissioni di debito da parte di entità che offrono tassi bassi, sono a un numero mai visto prima”.
L’ammontare del debito emesso ha sfondato nuovi record per il quarto anno di fila. Gli ultimi due trimestri presi insieme hanno visto addirittura i massimi di sempre in questo senso.
Resta da vedere quale saranno gli effetti finali delle politiche e droghe monetarie aggressive di Fed, Bank of Japan e Bce, ma i segnali avuti sinora non sono incoraggianti. È evidente che ormai “i banchieri hanno perso il controllo”, dice Haselman.
Come diceva Milton Friedman, “la soluzione del governo a un problema è solitamente cattivo almeno quanto il problema stesso”.
(DaC)