Se gli osservatori di mercato si dovessero sbagliare e la ripresa dei livelli occupazionali non dovesse materializzarsi con piu’ intensita’ di quella vista negli ultimi dodici mesi, allora ci vorra’ molto piu’ tempo del previsto perche’ il mercato del lavoro torni veramente in salute, sui livelli in cui si trovava nel 2008.
Se le cose dovessero proseguire sugli stessi binari seguiti negli ultimi tempi, c’e’ piu’ di un fattore che fa pensare che prima del 2018 il mercato occupazionale non rivedra’ i livelli pre-recessione. Si nota chiaramente nel grafico fornito dalla Fed di San Francisco. Se invece la crescita dei posti di lavoro continua allo stesso ritmo visto ai massimi post-recessione, allora il traguardo del 2013 e’ raggiungibile.
Ma se la crescita dei posti di lavoro continua ad un tasso medio di 82.000 posti al mese (la media dell’ultimo anno), allora ci vorra’ molto piu’ tempo. Altri sette anni per l’esattezza. E ci sono molti motivi che fanno presagire il peggio.
L’inflazione in crescita potrebbe compromettere i margini aziendali e portare a ulteriori licenziamenti e meno assunzioni. La debole domanda a livello nazionale potrebbe costringere le societa’ a non assumere, per paura che i ricavi non siano abbastanza buoni. Un altro rallentamento dell’ecconomia potrebbe compromettere la continuita’ della crescita del lavoro. Nella peggiore delle ipotesi potremmo anche non vedere mai piu’ il tasso di disoccupazione tornare sui livelli pre-Lehman.