Roma – Vi è il “rischio di una spirale di instabilità finanziaria mondiale” se le economie del pianeta non reagiranno in modo solidale. E’ questo il monito espresso oggi da Pechino dal direttore del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde. “Se non agiremo assieme, le economie del mondo correranno il rischio di una spirale di incertezza ed instabilità finanziaria”, ha avvertito Lagarde in un discorso pronunciato al suo arrivo in Cina, facendo esplicito riferimento alla crisi del debito e alle minacce di recessione. (fonte afp)
La Lagarde avverte anche che la crisi del debito in Europa rischia di trascinare l’intera economia mondiale in un “lost decade” (decennio perduto), periodo con la quale si è soliti indicare la crisi giapponese degli anni ’90 a seguito del crollo del mercato immobiliare.
Spetterebbe ai paesi più ricchi riuscire a ripristinare la crescita e reimpostare nel mercato le condizioni necessarie per rassicurare gli investitori. In merito, il piano di salvataggio per la Grecia rappresenta “un passo nella giusta direzione”, ma l’outlook globale rimane ancora incerto e pericoloso.
“Ci sono nuvole all’orizzonte“, ha detto Lagarde a sottolineare il periodo di incertezza e di rischio. “Nuvole, in particolar modo nelle economie industrializzate, più nello specifico Europa e Stati Uniti”.
“Ci sembra che, se non si dovesse intervenire in maniera decisa e congiunta, l’economia mondiale rischi di entrare in una spirale negativa di incertezza, di instabilità finanziaria e possibilmente di un crollo della domanda … corriamo il rischio di entrare in un periodo che tanti riferiscono come “lost decade” (decennio perduto)”.
Le parole della Lagarde giungono dal primo dei suoi due-giorni in Cina. Le autorità europee sperano che le grandi economie emergenti, tra cui Pechino, investano parte delle loro ingenti riserve nel “fondo salva-stati”, creato per contenere la crisi che ha portato fuori dal mercato la Grecia e rischia di portare giù anche l’Italia.
Ma ad ora le economie BRIC, con quale ci si riferisce a Brasile, Russia, India e Cina, hanno mostrato la loro riluttanza ad investire direttamente nel fondo europeo, preferendo contributi attraverso l’Fmi.