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LA VILLA AL PALATINO A EQUO CANONE

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(WSI)
Tutt’intorno è il Palatino, storia millenaria piena ancora di misteri, con i fantasmi di imperatori e congiurati, con ciò che resta del pittore Fabullus o di Robirius l’architetto. Ai turisti anglosassoni le guide spiegano che «palace» è parola nata qui, informazione destinata a creare gran brusio e stupore. Poi, dopo le 18.15, i visitatori lasciano la Domus di Augusto, da poco riaperta, o le capanne di Romolo e sciamano a valle, i custodi chiudono l’Antiquarium, restano solo quelle luci, al secondo piano sopra il museo. Lì con la moglie Olga abita l’ex soprintendente archeologico di Roma, il professore Adriano La Regina.

Una camera, un soggiorno, un corridoio, cucina, bagno e servizi, insomma 130 metri quadri a equo canone sul sommo colle da poco diventati un tappeto di carboni ardenti per lo studioso pensionato nel 2005. Sistemazione di grande effetto, sullo skyline del gran colle della Roma più antica: senz’altro un privilegio che ora, sull’onda delle polemiche nate sull’emergenza nei beni culturali, è stata contestata apertamente dal sottosegretario Francesco Giro. «La Regina? Prima di parlare lasci l’appartamento che occupa senza titolo…», ha detto Giro aprendo un contenzioso con l’archeologo noto come «Signornò » e gran censore di ogni intervento stonato dell’amministrazione, dal 2005 sostituito dal nuovo soprintendente Angelo Bottini. La bacchettata è stata accolta con deciso malumore: «Ecco, per tapparmi la bocca, non si rinuncia alle offese… », ha replicato La Regina.

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Aggiungendo: «Certo che me ne vado. E, se ce la faccio, prima della scadenza del contratto a fine anno. Alla mia nuova casa a Porta Latina, che ho ristrutturato con lavori in economia, mancano solo alcune opere di falegnameria…». Sono abbassate le persiane della casa sull’insigne colle, al secondo piano dell’Antiquarium. Il «professore» è sotto attacco. Dopo 29 anni a capo della sovrintendenza della capitale non si aspettava la reprimenda. Spiega: «Questa casa è stata abitata già da altri sovrintendenti. Io l’ho solo ridotta in superficie facendo acquisire più spazio alla biblioteca sul Palatino, allestita nel resto del secondo piano. Nel 2004, alla vigilia della scadenza dei limiti di età, ho comprato una casa a Porta Latina. Poi è uscita la legge che consentiva di essere trattenuti in servizio e il ministro Urbani prima mi prorogò l’incarico; poi a inizio 2005 decise di revocarlo, sostituendomi con Angelo Bottini. Ho accolto il mio successore accompagnandolo prima in ufficio e poi nell’appartamento. “Lo vuoi tu?”, gli chiesi: “in tal caso me ne vado via subito”, aggiunsi. Ma Bottini: “No, vado io in un altro alloggio mai utilizzato a Palazzo Altemps”. E così è stato. Del resto io avevo un contratto fino al 31 dicembre 2009. E poi, in quel momento, avrei potuto perfino fare ricorso contro la proroga del ministro…».

La sera La Regina, reduce dalle lezioni di etruscologia alla Sapienza, lascia l’auto nel convento di San Bonaventura. E poi fa a piedi i duecento metri che lo separano dall’appartamento. Vicino c’è un cartello che ricorda il «Triclinium Iovis», dove racconta lo storico Cassio Dione l’imperatore Domiziano organizzava cene da brivido, facendo trovare ai commensali lapidi personalizzate, salvo lasciarli andare via incolumi alla fine della serata trascorsa nell’angoscia. «Questo è ovviamente un posto anche bello», ammette La Regina. «Ma sapete perché ce l’hanno con me? Solo perché ho protestato contro il commissariamento fasullo della Roma archeologica». Andiamo, e l’affitto della casa? Davvero solo cinquecento euro al mese? «Pago l’equo canone stabilito a suo tempo dall’amministrazione, più tutte le rivalutazioni annuali… ». Parole che al tramonto si perdono tra la Domus Flavia e il tempio di Apollo Aziaco.

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