Società

LA VIA D’USCITA (PREVENTIVA)
DEL CAVALIERE

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(WSI) – Può darsi che anche stavolta abbia ragione il suo vecchio amico, che dodici anni dopo la discesa in campo del ’94 Silvio Berlusconi torni a sconfessare i pronostici e giunga alla vittoria. E non c’è dubbio che Fedele Confalonieri vorrebbe avere torto, ma intanto si adopera affinché Mediaset non naufraghi tra Scilla e Cariddi, sospinta dai marosi della prossima competizione elettorale. Da tempo ha imparato a muoversi nel dedalo delle viuzze romane, ne conosce i palazzi e al contrario del giovane Piersilvio Berlusconi li frequenta.

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Confalonieri ormai si muove e parla come un politico. Era un messaggio politico il suo, quando evocò lo spettro di una moderna «piazzale Loreto» in caso di sconfitta elettorale del Cavaliere, e politiche furono le risposte. Con Piero Fassino e Francesco Rutelli vanta ottimi rapporti, li considera «interlocutori con cui si può discutere, sapendo di essere ascoltati». È con Romano Prodi che mancano i contatti, perciò chiede consigli: «Con chi devo parlare per parlarci?». Sa che l’Unione attende le mosse di Berlusconi, che se il premier decidesse di lasciare la politica non ci sarebbe poi nessun intento di colpire l’imprenditore e le sue aziende. Perciò da mesi lo esorta a lasciare il passo, sebbene il suo vecchio amico non abbia sciolto la riserva.

Il leader del centrodestra ha annunciato che espatrierebbe se dovesse perdere la sfida del Duemilasei, ma non per svernare a Tahiti o alle Bahamas, piuttosto per tornare a indossare a tempo pieno i panni del tycoon. Panni che non ha svestito nemmeno in questi quattro anni di governo. Raccontano infatti che si stia preparando a sbarcare in Estremo Oriente per puntare al mercato televisivo della Cina, e lascia che si rincorrano le voci su un suo diretto interessamento ad alcuni affari nella Russia dell’amico Putin, nel settore immobiliare quanto nel campo energetico, dove sarebbero all’opera Marcello Dell’Utri e Bruno Ermolli, il «gianniletta» milanese di Berlusconi.

Palazzo Chigi non sarà una merchant bank, ma dalla sua abitazione romana e dalla residenza sarda il Cavaliere si muove sdoppiandosi nei ruoli, tanto che gli è capitato di confondersi durante i vertici di maggioranza, e invece di anticipare i progetti di governo, ha rivelato i suoi piani industriali: dal sogno di acquisire il controllo di Telecom alle ambizioni sul mercato americano, «perché non mi limiterò a operazioni di piccolo cabotaggio».

Continuando a tenere un piede dentro e uno fuori ogni cosa, detta i tempi della politica e quelli degli affari. Solo così ritiene di potersi salvare in caso di sconfitta. Perciò non è passato inosservato ad alleati e avversari che nella contesa sulle banche né lui né alcun esponente del suo partito abbiano mosso critiche all’Opa dell’Unipol su Bnl, nonostante in passato il Polo avesse preso di mira le agevolazioni fiscali delle cooperative. Ed è stata perfida quanto immaginifica la ricostruzione di Enrico Mentana, che nella prima puntata di Matrix ha accostato la foto di Berlusconi a quella di Massimo D’Alema, dando l’idea di una nuova stagione Bicamerale.

Forte del doppio ruolo, il Cavaliere stringe molte intese e molte mani. Il rapporto con Carlo De Benedetti è rimasto saldo anche dopo la decisione dell’Ingegnere di sciogliere l’accordo sul fondo comune per il rilancio delle medie imprese in crisi. Di quei colloqui rimarranno riservate certe battute scherzose su Prodi e su eventuali progetti futuri. Mai dire mai, in finanza come in politica. Epperò se dovesse lasciare Palazzo Chigi sa già di non poterci più tornare, perché sa che l’Unione ha deciso di modificare la legge sul conflitto d’interessi per impedire a un futuro cavaliere di mettere piede nel governo.

«La verità è che lui si diverte quando fa affari», sostiene il sottosegretario Michele Saponara, che è anche suo avvocato. E tra i legali del premier c’è chi rammenta quel giorno di tanti anni fa, durante una riunione per fare il punto sulle sue vicissitudini giudiziarie. Il Cavaliere si sentiva soffocato da codici e cavilli, a volte tentava di rimuovere, altre si inalberava, sempre scuro in volto. Quando lo chiamarono al telefono cambiò espressione, si attorcigliò alla cornetta, l’avviluppò mutando il tono di voce. Finché il suo viso si illuminò: «Ho chiuso l’accordo per la vendita della Standa. Che zampata. Il vecchio leone è ancora vivo».

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