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La Turchia brucia, 3 morti. Borsa -17% in pochi giorni

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ROMA (WSI) – Via per tre giorni il premier Recep Tayyip Erdogan, in visita ufficiale nel Maghreb fino a giovedi, il presidente turco Abdullah Gul e il vicepremier Bulent Arinc hanno tentato oggi di calmare una situazione che i duri scontri fra la polizia e decine di migliaia di manifestanti antigovernativi hanno reso incandescente in tutto il paese.

Dopo un colloquio con Gul, Arinc, capo del governo ad interim in assenza di Erdogan, ha ammesso errori nella gestione della protesta iniziale contro la distruzione del Gezi Park a Istanbul e si e’ scusato con i manifestanti ecologisti scesi in campo la settimana scorsa per salvare i 600 alberi del parco, condannati per fare spazio a un centro commerciale. La durissima e gratuita repressione della protesta aveva innescato una rivolta di massa su scala nazionale del ‘popolo laico’ contro l’esercizio autoritario del potere del premier islamico.

Arinc ha annunciato che domani incontrera’ i manifestanti di Istanbul. L’intervento del vice di Erdogan, e l’assenza per buona parte della giornata di dichiarazioni muscolari da parte del premier, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni, sembrano avere un po’ calmato le acque. A Kizilay, nel cuore di Ankara, teatro degli scontri piu’ violenti degli ultimi giorni, alcune centinaia di manifestanti e un robusto cordone di agenti anti-sommossa si sono fronteggiati senza incidenti per buona parte della giornata.

Alcuni manifestanti hanno perfino offerto fiori ai poliziotti. La notte scorsa invece in diverse citta’ del paese, Ankara, Istanbul, Smirne, Antalya, Antiochia, si sono registrati violenti incidenti, in particolare attorno agli uffici di Erdogan e del suo partito islamico, l’Akp. Ad Antiochia, vicino alla frontiera siriana, un ragazzo di 22 anni e’ morto dopo essere stato colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno.

E’ il terzo manifestante ucciso dall’inizio della rivolta. Durante i funerali del giovane oggi ci sono stati momenti di tensione. La sicurezza e’ stata affidata ai militari, non alla polizia. La feroce repressione delle manifestazioni degli ultimi giorni in tutto il paese ha fatto secondo le associazioni mediche 3mila feriti, alcuni dei quali gravi. Il sorprendente bilancio ufficiale reso pubblico oggi da Arinc e’ invece di 244 poliziotti e 64 manifestanti feriti.

Un dato che lascia perplessi davanti all’infinita’ di immagini diffuse sulle reti sociali di spietati pestaggi di ragazzi a terra da parte degli agenti, accusati anche di avere sparato a tiro teso ad altezza d’uomo i candelotti lacrimogeni. Dopo i moniti e le condanne gia’ piovuti da tutto il mondo il governo italiano con il ministro degli esteri Emma Bonino ha avvertito Ankara oggi che “l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia non puo’ essere una risposta accettabile alle proteste”.

Il ministro della difesa Mario Mauro ha parlato di fatti “gravissimi” e ha invitato Ankara a “rimettere le persone al centro delle sue preoccupazioni”. Dopo la prudente apertura di Arinc, spinto da Gul, oggi volto moderato del partito islamico di Erdogan, c’e’ attesa nel popolo di Ataturk’, sceso in piazza contro il ‘sultano’ Erdogan per le prossime mosse che fara’ il governo.

La giornata e’ parsa soprattutto di attesa, fra un possibile riflusso del movimento o una ulteriore radicalizzazione. Oggi e’ sceso in campo anche il sindacato della funzione pubblica Kesk, che ha proclamato due giornate di sciopero di “avvertimento” al governo. “Il terrore esercitato contro manifestanti pacifici – ha accusato – minaccia la vita dei civili”. L’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha chiesto indagini “tempestive, complete, indipendenti e imparziali” sulla violenza della polizia.

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Si fa sempre più preoccupante il bilancio degli scontri in Turchia, con il numero delle vittime che è salito a tre dall’inizio delle proteste. Si tratta di un ragazzo di 22 anni, colpito da un colpo di arma da fuoco nel sud del paese, al confine con la Siria, deceduto poi in ospedale.

La prima vittima si chiamava Ethem Sarisuluk, anche lui deceduto – ad Ankara – per un colpo di arma da fuoco alla testa. La seconda vittima aveva 20 anni: investito da un taxi che si è lanciato contro la folla di manifestanti. Da giorni, sono centinaia i manifestanti che chiedono le dimissioni del premier Recep Tayyip Erdogan. (che ha anche definito Twitter un pericolo.

Decine di migliaia di persone hanno occupato pacificamente Taksim, la piazza simbolo della rivolta a Istanbul, da dove il governo ha ritirato la polizia sabato pomeriggio.

Monito dal segretario di stato Usa John Kerry, che si è detto “preoccupato” e ha chiesto un’indagine sul comportamento della polizia, affermando che gli Stati Uniti, alleati della Turchia, “sostengono con forza il diritto alla libertà di espressione compreso quello di protestare pacificamente”. Monito anche dalla Casa Bianca, che ha comunque ribadito l’intenzione di voler cooperare con Erdogan sulla guerra civile siriana, elemento, questo, che tutela in un certo senso il premier islamico.

Intanto la borsa di Istanbul ha chiuso la sessione della vigilia con un tonfo -10,47%. Si è trattato del calo più sostenuto dal marzo del 2003, avvenuto in un quadro che fino all’esplosione dei disordini era decisamente positivo per il mercato azionario del paese (+19,5% da inizio 2013).

Le ultime perdite hanno portato l’indice a segnare -17% dai massimi testati la scorsa settimana, a fronte di un balzo dei rendimenri sui bond, che hanno guadagnato al ritmo più forte di sempre (71 punti base), al 6,78%.