*Giuseppe Turani e’ editorialista di La Repubblica. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Quando nel 1919 Charlie Chaplin e alcuni suoi amici fondarono la United Artists per fare in proprio i film a cui tenevano, i capi delle case di produzione commentarono acidi: «Poveri noi, i matti si sono impossessati del manicomio». Qualcosa del genere si potrebbe dire, oggi, a proposito dell´attuale rally di Borsa: i matti si sono impadroniti del mercato.
Per rendersene conto, bastano poche riflessioni. Fra i protagonisti più accesi del rialzo ci sono tutti i vecchi shortisti di ieri. Presi in contropiede (perché pensavano che i listini sprofondassero sottoterra), adesso sono costretti a ricomprare in fretta i titoli che avevano venduto per ricoprirsi: in caso contrario rischiano di saltare per aria (ma forse qualcuno salterà lo stesso). E´ tutta gente, insomma, che sta lì in un equilibrio abbastanza instabile e che quindi, non appena se ne presentasse l´occasione, regolerebbe i conti con questo mercato che li ha traditi, mandandolo a picco nel giro di appena un paio di sedute. Questo rialzo, cioè, è un po´ come quel tale che attraversava il fiume su una barca, ma in compagnia dell´elefante: non è detto che arrivi dall´altra parte.
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La seconda categoria di persone (e istituzioni) che si distingue in questo rialzo è quella fatta dai soggetti che, avendo perso tutto quello che potevano perdere nel ribasso precedente, adesso hanno paura di arrivare troppo tardi sul rialzo e quindi si affrettano a comprare qualsiasi cosa.
Il tutto, infine, sta appoggiato su mezze verità e palesi bugie. Queste ultime sono rappresentate dai bilanci delle grandi banche americane (protagoniste, a suo tempo, del crac). Banche che oggi si presentano (miracolosamente) con bilanci in utile e in qualche caso addirittura smaglianti, cosa che ha fatto da carburante all´ottimismo dei mercati (e che ha preso in contropiede gli shortisti). Peccato che quei bilanci così fascinosi siano tutti falsi, dal primo all´ultimo. Frutto non tanto di una buona e rinnovata gestione, ma semplicemente di nuove regole contabili. Regole fatte apposta per consentire ai banchieri di chiudere un occhio sulle loro recenti malefatte.
In realtà, le grandi banche americane non si sono affatto risanate, fa solo comodo dire che è così. E sembra che dentro abbiano ancora tonnellate di roba marcia, di titoli tossici. Inoltre, continua il traffico sui tanto deprecati titoli derivati: insomma, più o meno come «prima» dello scoppio del caos.
Infine, si dice che la Grande Crisi ha ormai i giorni contati. E questa è un´altra mezza bugia. La recessione non durerà ancora dieci anni, questo no. Ma parecchi mesi sì. Per l´Italia, ad esempio, è quasi certo che la produzione industriale continuerà a calare almeno fino a agosto. Dopo, forse, arriveranno piccoli segnali di inversione di rotta, ma niente di clamoroso. La disoccupazione rimarrà alta (e i consumi bassi).
E l´economia italiana, invece, volerà bassa per anni. E questo perché il nostro principale partner in affari (la Germania) crescerà molto poco per un certo numero di anni, grosso modo sotto la linea del 2 per cento.
Insomma, è vero che stiamo uscendo dalla crisi, ma non lo stiamo facendo puliti e lindi come si dovrebbe. Ci trasciniamo dietro un bel po´ dello sporco accumulato negli anni passati e non stiamo correndo verso un nuovo Eldorado, ma verso una stagione che nei primi anni sarà difficile e faticosa, deludente.
E, dietro le quinte, ci sono gli shortisti di ieri, sempre pronti a dare una botta in testa a questo mercato e a sistemare i conti una volta per tutte. C´è chi dice che il momento buono arriverà verso maggio-giugno, e c´è chi sostiene che lo stop è ancora più vicino.
I mercati sono bizzarri e imprevedibili per loro natura, e quindi non resta che stare a vedere. Ma questi non sembrano proprio tempi per una lunga e orgogliosa riscossa dei listini.
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