Società

LA RIPRESA MINACCIATA DA QUATTRO RISCHI

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(WSI) –
In questo momento non esiste nel mondo un solo analista, esperto o economista che non sia pronto a giurare sulla solidità e sulla tenuta della ripresa europea. Anzi, tutti si spingono anche oltre. E spiegano che quest´anno l´Europa andrà molto meglio dell´America. Se infatti sul Vecchio Continente la crescita sarà almeno del 2,7-2,8 per cento, negli Stati Uniti sarà difficile andare più in là del 2,3 per cento (se ci si arriverà). Insomma, l´Europa non solo va più forte dei cugini di oltre Atlantico, ma li batterà di un buon 0,5 per cento. Questo risulta persino da un sondaggio a cui hanno partecipato una dozzina delle più grandi banche d´affari del mondo e i cui risultati sono stati pubblicati nell´ultimo numero dell´Economist.

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Questo diffuso clima di opinioni (molto positivo) spiega anche perché a ogni sondaggio (con qualche eccezione italiana) invariabilmente tutti, imprenditori e consumatori, si dicono ottimisti e fiduciosi. E in effetti nulla sembra poter mandare a rotoli questo 2007 d´oro, per l´Europa. Insomma, sembra di sentire dire: se questo sarà un po´ un anno «no» per l´America, che sia un anno «sì» per l´Europa.

In realtà, se poi si va a frugare fra le carte di queste stesse banche internazionali, si vede che tutte queste grandi certezze non ci sono. I pericoli esistono e sono anche corposi. La congiuntura europea, come tutte le congiunture, non è affatto blindata e sicura al 100 per cento. E la cosa dovrebbe riguardare da vicino proprio noi, l´Italia, che di essa stiamo approfittando in misura molto parziale. Siamo la nave più lenta del convoglio e quindi, in caso di tempesta, saremo anche la prima che si inabisserà.

Ma esistono possibili tempeste all´orizzonte? Qualcuno (gli economisti di Goldman Sachs) ha provato a farne un piccolo elenco, dal quale risulta che le tempeste che potrebbero abbattersi sulla congiuntura europea sono almeno quattro: forte rialzo dei tassi di cambio, forte ribasso della borsa cinese e/o americana, forte rialzo del prezzo del petrolio, stretta del credito.

Gli esperti di Goldman Sachs, dopo aver fatto questo elenco, spiegano che secondo loro la tempesta più temibile è forse l´ultima, e cioè la possibilità che il costo del denaro in Europa salga ancora (causa inflazione), mettendo così in difficoltà le imprese in un momento delicato.

Però nemmeno le altre tempeste sono da sottovalutare. Ad esempio, nella prima parte dell´anno la congiuntura europea ha perso chiaramente e nettamente di velocità, e un po´ tutti hanno attribuito questo fatto all´improvvisa debolezza del dollaro e alla troppa forza dell´euro (evento che, ovviamente, penalizza le nostre esportazioni). Il tasso di cambio, cioè, gioca ancora un ruolo molto pesante in un´economia come quella europea che vive soprattutto (purtroppo) di esportazioni e che non sa rilanciare la propria domanda interna. Con quasi mezzo miliardo di consumatori (contro i 300 milioni dell´America) l´Europa non dovrebbe aver bisogno di nessuno e dovrebbe poter vivere il proprio benessere indipendentemente da quello che accade «fuori».
Ma non è così, perché la domanda interna (la spesa dei cittadini) ristagna. Quindi il tasso di cambio è una porta attraverso la quale potrebbe entrare la crisi in ogni istante.

La seconda possibile tempesta, l´eventuale rialzo del prezzo del petrolio, non ha quasi bisogno di commenti. Se si esclude la Francia, che ha una fortissima dotazione nucleare, il resto del Vecchio Continente ha una enorme dipendenza dal petrolio e quindi qualsiasi cosa accada su quel mercato pesa su di noi, e molto. Per quanto riguarda l´Italia, che va quasi solo a petrolio (grazie alla «lungimiranza» dei nostri ambientalisti), si sa che i grandi broker internazionali nei loro computer hanno addirittura dei programmi automatici: come sale il petrolio, si vendono i titoli della Borsa italiana perché è ovvio che i costi delle aziende italiane saliranno troppo.

La terza tempesta, eventuale crollo della Borsa americana e/o cinese, si spiega da sé. Ne deriverebbe una grossa turbativa sui mercati internazionali e nelle varie congiunture. Con conseguenze devastanti per l´economia di un continente come quello europeo che vive bene soprattutto se gli altri sono in buona salute (poiché è un paese esportatore).

La quarta tempesta (giudicata come quella più grave, e più probabile), e cioè la stretta del credito con il rialzo dei tassi, è in un certo senso già nei fatti. La Banca centrale europea va avanti da circa un anno a aumentare di 25 basis point ogni tre mesi i tassi di interesse.

E ogni mese, quando fa la sua riunione standard, dice sempre la stessa cosa: attenti all´inflazione, saremo costretti a intervenire ancora più duramente e lo faremo, siatene certi. Un po´ tutti i governi (a partire dal presidente francese Sarkozy) protestano, ma la Bce di Jean-Claude Trichet ha il potere di fare quello che dice e lo farà davvero. Quindi c´è solo da sperare che l´inflazione covi sotto la cenere senza esplodere davvero. In caso contrario, tempesta assicurata. E a quel punto non resterà che gettare le scialuppe di salvataggio a mare, e sperare che qualcuno (ma chi?) ci raccolga.

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