(9Colonne) – Roma, 19 apr – In un’intervista a tutta pagina sul Financial Times, l’ex ministro della Difesa russo e possibile successore di Vladimir Putin, Sergej Ivanov, parla del futuro del suo paese. Economico, soprattutto. Il paese dipinto dal vicepremier parla di stabilità, crescita massiccia, grandi risorse e aumenti dei salari. Concetti che, a detta del quotidiano, vanno poco in accordo con le immagini degli scontri in piazza che nei giorni scorsi hanno portato all’arresto di centinaia di manifestanti antiputiniani. Ivanov – che con Putin condivide origini, età e passato professionale -, definisce innanzitutto i contorni del suo liberismo economico, che non deve però permettere che alcuni settori strategici passino in mani che non siano russe, statali o private. “Settori come quello delle telecomunicazioni o dei beni di consumo sono pienamente liberalizzati e aperti a investimenti stranieri, ma in alcuni di essi la partecipazione statale sarà sempre maggiore del 75%”, sia perché si tratta di settori legati alla sicurezza nazionale, come nel caso della tecnologia nucleare, sia perché troppo grandi per un solo mercato, come nel caso invece dell’aerospaziale. Stesso vale per petrolio e gas, che sono “nostre risorse e il cui sviluppo e il relativo reperimento fondi sono affare nazionale”. “Permettiamo l’ingresso di stranieri come fornitori e investitori in tecnologia”, non di più. Secondo Ivanov, i russi non vogliono un governo in stile “anglosassone”, così come non vogliono un ritorno della Guerra fredda, sebbene si siano sentiti traditi dall’Occidente quando quella finì. Sulle ipotesi di una sua candidatura al post Putin, il vicepremier risponde di non averci ancora pensato.
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