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LA RECESSIONE? E’ CERTO: BUSSERA’ IN EUROPA

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(WSI) –
Stare alla finestra a Wall Street. Uscire dalle Borse europee. Scommettere su quelle emergenti di Cina e India. Sono le mosse raccomandate da uno dei pochi economisti che hanno previsto l’ultima recessione, quella del 2001: Lakshman Achuthan dell’Ecri (Economic cycle research institute, www.businesscycle.com), istituto indipendente di ricerca fondato da Geoffrey Moore, il creatore nel 1950 dei primi indici «anticipatori» delle recessioni e delle riprese. Uno degli studenti di Moore è stato l’ex governatore della Federal reserve Alan Greenspan e fra i clienti di Ecri ci sono autorità monetarie, grandi aziende, gestori di patrimoni. Achuthan ha anche scritto (con il collega Anirvan Banerji) il libro «Battere il ciclo del business: come prevedere le svolte dell’economia e approfittarne». Dal suo ufficio newyorkese ci spiega come vede oggi i mercati.

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Molti temono che la crisi immobiliare e dei mutui scateni la recessione. È così?
«Sulla base delle informazioni disponibili, non vedo una recessione negli Usa. È molto eccitante prevedere una recessione quando arriva, ma è ugualmente importante non prevederla se non c’è. Noi non abbiamo annunciato recessioni dopo il 2001. Invece dal 2002 a oggi innumerevoli esperti hanno previsto crisi che non si sono poi verificate. Molti economisti oggi parlano di recessione per far pressione sulle banche centrali perché ribassino i tassi. Il mio scopo personale è mantenere un buon record di previsioni azzeccate».

Che cosa ha di speciale il metodo di analisi dell’Ecri?
«Non guardiamo a dati diversi dagli altri economisti, ma li guardiamo in un altro modo. Non proiettiamo le tendenze attuali. Distinguiamo gli indicatori che coincidono con il ciclo economico, come i dati sulla disoccupazione, da quelli che lo anticipano, come l’andamento della produttività. E poi cerchiamo di individuare i dati chiave, che sono diversi a seconda del momento. Nel 2001 la recessione è stata scatenata dal calo di investimenti delle aziende. Quindi quella volta il dato della spesa delle imprese era cruciale».

E oggi?
«La produzione industriale è ancora forte, il mercato del lavoro e i servizi non finanziari sono in buona salute, stesso discorso per le costruzioni non residenziali. Per questo non vediamo una recessione imminente. Ma il mercato del credito ha seri problemi, i servizi finanziari sono deboli, come pure gli indicatori che guardano al 2008. Per questo prevediamo un rallentamento della crescita, che significa anche una maggior vulnerabilità a choc negativi».

La crisi del mercato immobiliare non è così grave?
«Il 2001 ha visto una recessione senza un calo dei prezzi delle case. Nel 2005-2006 sono scese le quotazioni del mattone, senza una recessione generale. Non so se i prezzi immobiliari hanno smesso di scendere, comunque ci sono alcuni segnali positivi: i dati sui permessi per costruire nuove case e sull’inizio delle costruzioni hanno cominciato a risalire da fine 2006; inoltre non c’è stato un crollo dei prezzi. Ecco perché i consumi delle famiglie continuano ad essere migliori delle aspettative. La gran parte dei problemi riguarda i creditori sub-prime. Non è abbastanza per cambiare la direzione dell’economia».

Le paure di un contagio sono esagerate?
«È vero che, grazie alle alchimie di Wall Street, i mutui sub-prime sono stati mischiati con altri ingredienti e venduti come fossero obbligazioni ad alto rating a fondi pensione, banche, privati. Ora investitori in tutto il mondo scoprono di avere in portafoglio questi prodotti di cui nessuno sa il valore reale e piuttosto che venderli, perdendo il 90 per cento, se li tengono. Così si è fermato il trading sul mercato creditizio. Le banche centrali cercano di immettere liquidità. Ma se il mercato creditizio resta congelato ancora per qualche settimana è probabile che anche i buoni creditori abbiano difficoltà a prendere denaro in prestito e questo potrebbe segnare una svolta negativa per l’economia».

Qual è la relazione fra cicli economici e Borse?
«I mercati Orso, le fasi di ribasso, sono quasi sempre legati alle recessioni. Tipicamente se c’è una recessione, vicino c’è l’Orso. Ma qualche volta le Borse sono troppo sensibili: come diceva l’economista Samuelson, hanno previsto nove delle ultime cinque recessioni. Resta vero però che le Borse reagiscono ai cicli economici in generale e qualche volta la fiducia degli investitori è un fattore importante da considerare. Ripeto, non c’è una formula magica per anticipare le svolte dell’economia: bisogna saper leggere diversi indicatori per poter prendere decisioni migliori, anche per il proprio portafoglio».

Che cosa fare allora?
«Prendo come esempio l’Europa: da sei mesi l’Ecri prevede un rallentamento della sua economia , mentre la maggioranza degli esperti ha continuato a parlare di boom. Quando c’è una divergenza fra il parere degli esperti e la realtà degli indicatori, per l’investitore è tempo di rischi e opportunità. Sul mercato europeo un investitore dovrebbe diminuire la sua quota di azioni e avere più cash. In generale, se si prevede una recessione o un rallentamento dell’economia, bisogna aspettarsi delusioni dai profitti aziendali e un calo delle quotazioni di Borsa. Viceversa se si anticipa una ripresa».

E Wall Street?
«Non direi ancora di uscirne. Se il mercato del credito si riprende, può anzi essere opportuno comprare più azioni, in vista di un miglioramento dell’economia Usa verso fine 2008. Se il credito resta congelato, è un problema che non danneggia Paesi emergenti come Cina, India o Taiwan, che godono di ottima salute economica: si può allora investire su quelle Borse. Anche se la globalizzazione fa sì che i Paesi si influenzino reciprocamente, non è vero che tutte le economie seguano lo stesso ciclo».

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