New York – Stati Uniti recentemente impegnati a rispondere ad una domanda semplice e secca. Qual è la condizione che permette al governo di prendere a prestito ulteriori fondi? I numeri sulla quale si concentrava l’attenzione avevano l’obiettivo di ridurre il deficit di bilancio nei prossimi 10 anni.
Ma c’è un grosso inconveniente in questa misura, perché ignora quello che probabilmente si rivelerà essere il problema più grande nel prossimo decennio, ovvero la mancanza di capitali da parte delle banche, secondo quanto scrive Simon Johnson, professore al Massachusetts Institute of Technology, in un editoriale per Bloomberg.
“La causa principale che spiega il forte balzo dell’indebitamento americano – spiega Simon – è stata la recessione dell’economia. Il calo del Pil e la crescita della disoccupazione ha diminuito le entrate fiscali”. Se nel gennaio 2008 il Congressional Budget Office stimava che il debito governativo Usa in mano ai privati avrebbe raggiunto appena $5,1 trilioni entro il 2018, con l’acutizzarsi della recessione le stime per il 2018 sono passate a $13,7 trilioni (65% del Pil) nel gennaio 2010, e a $15,8 trilioni (75% del Pil) nel gennaio 2011.
Come mai l’impatto della crisi finanziaria è stato così forte? “La risposta è, in gran parte, dovuta al fatto che gli istituti finanziari hanno raggiunto un leverage eccessivo, il che significa che in termini reali avevano un valore reale dell’equity nettamente inferiore agli asset”, scrive Simon. “Un’ottima opportunità per incrementare gli utili durante il boom economico – ha aggiunto il professore, precisando però che quando le condizioni di mercato sono poi cambiate un alto leverage ha portato le società a fallire o ad essere salvate. Avere diverse società in difficoltà allo stesso momento ha portato a una crisi sistemica e a una recessione più profonda”.
Ora Johnsono avverte: “Un sistema finanziario con scarsi capitali crea una sorta di passività non trasparente per il budget governativo, attraverso un calo del Pil e minori entrate fiscali”.