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LA PREVEGGENZA DI GREENSPAN

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La Borsa di Wall Street ha reagito positivamente all’aumento del tasso di interesse di 0,25 punti deciso martedì dalla Federal Reserve. Mercoledì è andata meno bene, ma non in relazione a questa decisione. In precedenza Wall Street aveva registrato consistenti cadute, in relazione al rialzo del greggio verso i $45, rialzo che ha generato pessimismo anche nelle Borse europee.

La tassa petrolifera, insomma, ha causato una spinta al ribasso, sia a Wall Street che nei mercati europei, ma il rialzo dei tassi in America ha avuto un effetto opposto.

Eppure anche questa è una sorta di tassa, che colpisce una materia prima più importante del petrolio, cioè il denaro. E Greenspan ha annunciato come probabili altri aumenti durante l’anno, fugando la speranza che, dato il rincaro del petrolio, la Fed si possa comportare in modo soffice. Dunque la tassa che, martedì, è caduta sul costo del denaro in dollari tenderà con ogni probabilità ad aumentare: entro l’anno la Fed potrebbe portare i suoi prestiti al 2%.

Una spiegazione del fatto che l’azione di Greenspan rassicura la Borsa, pur nelle vicende burrascose di questo periodo, potrebbe essere che il mercato finanziario aveva previsto questa manovra. Ma regge poco: si sapeva che un aumento di un quarto di punto era in viaggio, ma non si pensava che sarebbe stato attuato anche in presenza del rallentamento dell’economia Usa e di un rincaro del petrolio che può generare – e in effetti ha già generato – una diminuzione della crescita economica.

Questo rialzo del costo del denaro è giunto gradito, non solo perché modera un boom economico che potrebbe concentrarsi in modo eccessivo nel 2004, rendendo difficile una crescita prolungata negli anni seguenti, ma anche perché costituisce la risposta a coloro che spingono in su il prezzo del greggio, confidando di poter guadagnare di più per unità di prodotto, senza subire riduzioni nel volume delle vendite.

Il freno, sia pure limitato, alla domanda, che Greenspan ha attuato, incide sul volume di acquisti di petrolio. E chi determina il costo del petrolio deve capire che i prezzi esosi danneggiano il portafoglio non solo di chi compra, ma anche di chi vende.

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