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La posizione di Milanese si aggrava: dichiarava reddito zero

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Milano – Uno zero che ricorre con frequenza. Zero reddito imponibile, zero imposta netta, zero reddito da lavoro autonomo. Insomma, niente di niente. Si tratta della dichiarazione fiscale che Marco Milanese, deputato del Pdl travolto dalle inchieste giudiziarie per associazione a delinquere e corruzione, nonché ex consigliere politico di Giulio Tremonti, ha presentato nel 2006.

Una situazione curiosa, sia per gli incarichi che già allora Milanese svolgeva nell’ambito del ministero dell’economia, sia per le sostanziose spese che l’ex finanziere era abituato a sostenere negli ultimi anni, almeno secondo quanto è al vaglio della procura partenopea.

Ma partiamo dal 2006. In quell’anno Milanese, come tutti gli altri cittadini italiani, presenta la dichiarazione dei redditi a valere sull’anno d’imposta 2005. Ora, nel 2005 l’attuale deputato del Pdl aveva almeno tre incarichi certi: capo della segreteria di Tremonti, allora come ora al vertice di via XX Settembre (a parte il breve periodo di Domenico Siniscalco), professore alla Scuola superiore dell’economia e delle finanze e componente del comitato di gestione dell’Agenzia delle entrate. Teoricamente, quindi, avrebbe dovuto godere di fonti di entrata, come dire, di un certo spessore.

Invece la sua dichiarazione 2006, un modello Unico persone fisiche, contiene una sfilza di zeri. I dettagli emergono dai file fiscali che all’epoca, correva l’anno 2008, l’Agenzia delle entrate decise di pubblicare on line, realizzando una sorta di disclosure tributaria su impulso dell’allora viceministro dell’economia, Vincenzo Visco, giunto a uno dei suoi ultimi atti in quel di via XX Settembre.

Di lì a poco, infatti, le elezione politiche avrebbero decretato la vittoria del centrodestra. Dal file relativo a Marco Mario Milanese, nato l’8 settembre del 1959 a Milano, risulta appunto che l’ex finanziare dichiarò zero redditi. Per la precisione zero reddito imponibile, zero imposta netta (tasse pagate), zero reddito da lavoro autonomo.

Risulta soltanto l’indicazione della categoria di reddito prevalente (RB, ovvero redditi da fabbricato) e l’indicazione del codice di attività 7412C, che fa riferimento alla contabilità e alla consulenza fiscale. Per questo il file contiene un’ulteriore colonna, quella del volume d’affari, che secondo il modello Unico persone fisiche dell’ex finanziere risulta di un solo euro.

Ma come ha potuto Milanese dichiarare reddito zero nel 2006, quando svolgeva almeno tre remunerativi incarichi? Difficile da spiegare. Di sicuro i file allora pubblicati dall’Agenzia delle entrate sono ufficiali. E questo dettaglio, se vogliamo, aumenta il mistero di alcune spese molto cospicue che Milanese, negli anni a venire, ha sostenuto.

Per esempio, come è emerso da ultimo dalle carte del consulente della procura partenopea, il versamento di 1 milione di euro per acquistare, nel 2010, una casa di 80 metri quadrati a Milano, in una palazzina d’epoca del quartiere Brera, poi intestata alla figlia. Oppure le spese mensili normalmente sostenute dal deputato del Pdl, quantificabili, sempre secondo le carte all’esame della procura, in 27-30 mila euro mensili.

Già, perché Milanese dovrebbe avere sul groppone un assegno di mantenimento per la moglie (da cui è separato) e la figlia di circa 13 mila euro netti al mese. A cui, come si apprende dalle carte processuali, vanno aggiunti gli 8.500 euro mensili pagati per affittare l’immobile del Pio sodalizio dei Piceni usato fino a poco tempo fa come abitazione romana da Tremonti.

Un giallo che quindi si infittisce, anche se negli anni successivi al 2006 l’ex finanziare ha dichiarto redditi maggiori: 713 mila nel 2007, che poi sono scesi a 405 mila per arrivare ai 111 mila del 2010. Cifre che, per il consulente della procura, non sono comunque sufficienti a giustificare le spese ingenti sostenute in questi anni dall’ex braccio destro di Tremonti.