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(WSI) –
Ci prova, o dovrebbe farlo, ogni governo. Non c´è Finanziaria o Dpef che si rispetti che non annunci la lotta all´evasione fiscale e alla montagna di tasse e imposte mai versate, ma fino ad oggi i risultati della «guerra al nero» sono stati decisamente deludenti e l´Italia viaggia su un mancato gettito stimato attorno ai 200 miliardi di euro.
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Ora dai dati del primo semestre 2006 arriva un soffio di speranza: i risultati dei controlli fiscali sono più che raddoppiati rispetto all´anno scorso, ma certo la voragine è ancora tutta da coprire. Manovra bis e decreto sulle liberalizzazioni hanno fornito una prima idea su quello che sarà il piano Prodi contro l´evasione: dato per scontato che il tempo dei condoni è finito, nel mirino dell´Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza ci sono soprattutto Iva, auto e affitti in nero. Si punta a maggiori controlli e una mappatura dettagliata delle zone a rischio, ma l´idea è anche quella di stringere attorno al «nero» una serie di meccanismi automatici che rendano difficile la vita agli estimatori abituali senza mettere freni all´economia.
Non versare l´imposta sul valore aggiunto, per esempio, è ridiventato un reato penale. E´ tornato l´elenco fornitori e la comunicazione dei corrispettivi, ma anche l´apertura di una partita Iva non sarà più automatica come prima: chi la richiede dovrà mettere in conto esami più approfonditi da parte dell´amministrazione (evitando così che la vecchina di turno sia utilizzata come copertura). Per stanare l´evasore si guarda anche alle auto di lusso: i Suv, le macchinone a quattro ruote motrici – se acquistate per motivi personali – non potranno godere delle agevolazioni previste per autocarri e imprese.
Sono allo studio misure per individuare gli affitti in nero, ma la morsa sull´evasione da «appartamento» si è stretta a partire dall´iniziativa presa sulle compravendite: chi acquista una casa, ora, dovrà denunciare il valore reale dell´abitazione e rendere nota la parcella pagata all´agenzia immobiliare.
Arrivando alle categorie il governo mette in conto di aggiornare – discutendone con gli interessati – il meccanismo degli studi di settore, uno degli strumenti che fino ad oggi meglio hanno funzionato.
Per quanto riguarda i liberi professionisti i maggiori controlli passano attraverso la norma, appena varata, che li obbliga ad aprire particolari conti correnti sui quali versare le parcelle che, in forma graduale, non potranno più essere pagate in contanti (governo e Abi, comunque, stanno discutendo su come rendere le condizioni previste per tali conti più convenienti, considerando la possibilità di metterne in detrazione i costi di gestione). Il fatto che vi sia prevista un´anagrafe sui conti correnti stessi (riguardo al numero delle aperture, non al contenuto) rende più agile l´eventuale verifica richiesta dalla Magistratura e permette qualche intuizione sui redditi effettivi.
Altro obiettivo al quale il governo punta è quello di aumentare il numero dei controlli intensificandoli in quelle che sono considerate le zone a maggiore rischio evasione: la mappa sarà disegnata attraverso una collaborazione fra Istat e anagrafe tributaria. Dalla lotta all´evasione, la stretta sull´Iva e la revisione degli studi di settore il governo punta a recuperare 3,4 miliardi quest´anno e 5,8 l´anno prossimo, ma nel totale non sono conteggiati operazione che – all´estero- hanno dato buoni risultati.
In edilizia, per esempio, le nuove norme prevedono che l´appaltante diventi responsabile delle tasse e dei contributi versati dalla ditta appaltatrice e questo – in Austria – ha prodotto in tempi strettiun aumento di incassi da Iva dell´1,5 per cento. Poi, certo, resta il grande problema della riscossione e della lentezza della definizione nei contenziosi (diminuiti sì negli ultimi anni, ma solo grazie al ricorso ai condoni): la battaglia non è che all´inizio e i risultati si vedranno nel medio-lungo periodo.
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