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(WSI) – Quando il defunto avvocato disse della Melandri: «Mi sembra una segretaria, non la mia, ma quella di altri», non riuscii ad apprezzare l’umorismo. Trovai la battuta offensiva sia per la destinataria sia per la categoria delle segretarie. Devo però ammettere che anche noi di Libero, in una circostanza, scherzammo sulla signora Giovanna. La quale – oltre sei anni orsono – fu ritratta in spiaggia a seno nudo, e la foto fu pubblicata da Novella 2000.
Riprendemmo l’istantanea con il seguente titolo: “Le tette del governo”. Non avevamo intenzione di diffamarla bensì di offrire al lettore lo spunto per una risata, sia pure grassoccia. Non sempre è evitabile il genere pecoreccio. Se non ricordo male la ministra querelò: poi tutto finì come una bolla sapone. Ora siamo costretti dalla cronaca a riparlare di lei per una vicenda in sé banale, ma che rivela una mentalità gretta. All’inizio di gennaio compare sull’Espresso una notiziola: “La Melandri è stata ospite di Briatore” a Malindi (Kenya).
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Niente di strano. Ciascuno va dove e con chi gli garba. Bizzarra invece la smentita di Giovanna sullo stesso settimanale, quattordici giorni appresso: «Non ho mai soggiornato nella villa di Flavio Briatore a Malindi». Ulteriore precisazione: sono una turista consapevole, e ho avuto in Kenya, bellissimo e dolente Paese dell’Africa, straordinarie esperienze con barboni e bambini sieropositivi. La rivista “Chi”, diretta da Signorini, registra una frase di Carlo Rossella (direttore del Tg5): una mia amica giura di avere incontrato la Melandri in casa Briatore, e si chiede come mai la ministra se la sia presa tanto per il trafiletto sull’Espresso.
Ancora. Al Corriere della Sera Briatore dichiara: «Ospito sempre volentieri il ministro Melandri nella mia casa in Kenya». Qualcuno mente: il manager del team Renault o la responsabile del dicastero Sport? Soprattutto non si comprende perché dire una bugia su una questione così cretina. Oggi si smaschera l'”assassino”. Il periodico di Signorini pubblica un servizio (nel numero in edicola) corredato di fotografie scattate nella villa di Briatore, e fra tanta gente scatenata in un ballo spicca una testa bionda, quella della Melandri, si afferma nella didascalia. Non bastasse, ecco la testimonianza di Simona Ventura: sì sì sì, a Malindi c’era anche Giovanna. Come la mettiamo?
Il titolo sgorga automaticamente: La ministra pallonara. La Melandri infatti oltre ad occuparsi (parecchio) di pallone, non disdegna le palle. Oddio, a tutti è capitato di raccontarne, magari al marito o alla moglie per “illegittima” difesa. Ma raccontarne una del genere al solo scopo non si sappia in giro di avere un buon rapporto con Flavio, è talmente sciocco da farci dubitare della stabilità psicologica di Giovanna, donna per altri versi gradevole, intelligente. Come minimo ha peccato di ingenuità. Avesse detto subito: «Sì, sono stata da Briatore, ho cenato e danzato», la storia si sarebbe smosciata. Anzi, non ci sarebbe stata storia.
Ora viceversa rimane una macchia, una menzogna buttata lì probabilmente per proteggersi dagli sfottò dei compagnucci inclini, tutti, a considerare il piccolo mondo del Billionaire indegno di essere frequentato. Perché non è chic, coltiva la volgarità e l’ostentazione, almeno stando ai luoghi comuni e ai pregiudizi tipici della sinistra. Insomma, una ministra diessina è stimabile se trascorre le vacanze con gente d’alto bordo dalla nascita, finanzieri e industriali di consolidata ricchezza, intellettuali veri o sedicenti (ovviamente progressisti).
Se però viene identificata nel gruppo di bontemponi amici del manager automobilistico (alcuni dei quali sospettati di essere di destra o addirittura berlusconiani), addio, rischia una scalfittura alla reputazione, perché col suo comportamento ha compromesso la presunta superiorità morale e culturale dei comunisti, degli ex comunisti e similari. Dal nostro punto di vista invece la Melandri ha sprecato una buona occasione; dicendo la verità avrebbe demolito in parte la mentalità bigotta e impregnata di supponenza dei compagni, sempre pronti a scuotere la testa e a mal giudicare. E si sarebbe guadagnata una sorta di liberatoria: scelgo io, non i partiti dell’Unione, con chi stare. Forse avrà avuto timore delle critiche, e ha preferito la balla, una toppa peggiore del buco.
Giovanna tiene ad appartenere alla intellighenzia, e se la tira un po’ perché è nata a New York, ha studiato in un ottimo liceo ed è figlia di un collega, vicedirettore della Rai. Per quest’ultima cosa tuttavia non è il caso di darsi delle arie. La ministra dovrebbe conoscere la favoletta del bambino che a scuola, alla domanda della maestra – che mestiere fa tuo padre? -, rispose: suona il violino in una casa di tolleranza. Bugia. Che venne a galla, e il ragazzino fu obbligato a giustificarsi con la mamma. In questo modo: mi vergognavo a dire davanti ai compagni che papà lavora in un giornale, meglio un casino.
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