Editoriali

La lettera di un bancario più fedele ai suoi clienti che alla banca

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Dopo aver pubblicato l’articolo sulle condanne stabilite dal tribunale di Vicenza per il crack della Banca Popolare di Vicenza, ieri sera ho ricevuto la mail di un “bancario”.

Lui ha trascorso parte della sua vita in una delle banche italiane finita in dissesto. Non fornisco il suo nome per tutelarlo, tuttavia, è chiaro, come la sofferenza di chi lavora ed ha lavorato in alcune banche, a volte è davvero forte.
Sta di fatto però che, come scrive Lui, nonostante tutto, nonostante mille fusioni e stravolgimenti, si può essere fedeli a se stessi e fedeli a ciò che si dice ai clienti.

Voglio farvi leggere ciò che ho letto io, perché è corretto sottolineare la dignità, perché ritengo che non ci sia solo una bandiera, un’insegna, una banca, ma ci possano essere tante splendide persone che meritano di non essere assimilate ad altre.

Ecco il testo della lettera:

“Ho letto il suo articolo, e non saprei definire lo stato emotivo con cui mi ritrovo a scrivere queste righe a vivere quella situazione dal 2008. A dare un perché a tutto questo.

Un mix di amarezza e tristezza. Una fine anticipata da tempo. Piccola soddisfazione personale, essere riuscito (per merito o fortuna) a gestire i portafogli dei clienti portandoli verso prodotti che nonostante tutto nulla avevano a che fare con le note vicende che riguardano la mia banca.

Qualsiasi dei clienti che mi ha dato fiducia avrebbe potuto avere la propria posizione in Vicenza in Veneto alla Cividale addirittura alla CoopCa, che nulla sarebbe successo.

Quando detieni titoli che in alcun modo evitano conflitti di interessi ed puoi stare relativamente sereno. La grossa differenza non è dove parcheggi i tuoi investimenti, ma da cosa sono composti.

Il mantra era: “fino a quando non ti chiamo, non preoccuparti”. Quando ti chiamo però corri veloce per le firme. Non è mai successo, fino ad ora. Qualsiasi cosa succeda all’insegna della Banca i portafogli sono per quanto possibile protetti.

Quanto all’azienda, ho perso le speranze. Quella vocina dentro mi aveva già parlato dopo circa un mese dall’essere stati acquisiti. Con le procedure siamo tornati indietro di 10 anni.

Unica nota positiva, i titoli. Era il mio mondo, lo è ancora.

Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Un rapporto con la clientela funziona quando gli obiettivi sono chiari fin dall’inizio. Quando faticosamente proponi il “in finanza come nella vita nulla è garantito, tranne una cosa” alla fine la fiducia arriva. Non è tanto ciò che fai quanto come lo fai che farà sempre la differenza.

Resta tanta delusione che oramai e fortunatamente lascia il tempo che trova.

Clienti e colleghi (per quanto possibile) restano l’unico viatico verso un domani che, nonostante tutto porta a dirmi tra mille preoccupazioni… sei e sei stato fortunato”.

Poco o nulla da aggiungere. Se non c’è bancario e bancario e non bisogna fare di tutta un erba un fascio.