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LA FLESSIBILITA’? INTERNET VELOCE E LAVORO DA CASA

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Adsl a casa di tutti i dipendenti che ne fanno richiesta per navigare su Internet ad alta velocità. Telefonini, in arrivo a breve, per leggere l’email ovunque e gestire il lavoro per brevi viaggi. Orari d’ufficio senza paletti in entrata e uscita. E’ la ricetta di Microsoft per la flessibilità.

Alla ricerca di un difficile equilibrio tra le esigenze dei dipendenti, che devono conciliare famiglia, impegni e, perché no, carriera, e quelle dell’azienda che deve far quadrare i conti. Una sfida che sembra più vicina al Dna delle società attive nell’«information technology» che ai marchi della «old economy». Nel bene e nel male.

C’è l’esempio di Ibm che, per prima in Italia, ha aperto il part-time a tutti i propri dipendenti riuscendo a risolvere una difficile equazione: razionalizzazione delle risorse e soddisfazione del personale. E quello di una Siemens che deve tagliare. Nello stabilimento renano di Bocholt i dipendenti hanno accettato di lavorare 40 ore, invece delle 35 previste dal contratto nazionale.

Un esperimento che potrebbe essere allargato. E senza un centesimo in più, tutto per arginare il trasferimento dello stabilimento in Ungheria dove il costo del lavoro è inferiore. Una soluzione dura, certo. Ma che ha permesso di non mandare nessuno a casa. Niente ammortizzatori sociali, come sarebbe successo in aziende classiche.

Insomma, per necessità o per elezione, la new economy sembra saper affrontare meglio la sfida della flessibilità anche rispetto alle più tradizionali imprese di servizi. Per ora. Così, la Microsoft. Dove il «telelavoro, cioè la gestione di parte dell’impegno professionale da casa può considerarsi una realtà» dice Marco Comastri, amministratore delegato del ramo italiano dell’azienda di Bill Gates.

«Nulla in contrario al part-time che affrontiamo caso per caso quando i nostri dipendenti ne hanno bisogno per la famiglia – continua -, ma per noi la sfida comincia prima, anche incentivando il lavoro da casa, consapevoli che il risultato e l’impegno non sono funzione del tempo che si passa alla scrivania nel proprio ufficio».

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