Società

«LA FIAT
NON HA FUTURO»

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(WSI) – «Mi dispiace dirlo perché sono legato all’azienda e sono torinese, ma Fiat auto nel suo futuro non ha più speranze». Questo il giudizio di Carlo De Benedetti sulle prospettive dell’impresa di casa Agnelli. « La Fiat va male perché è stata protetta » , continua l’Ingegnere, « e appena gli è stata tolta la protezione si è presa la prima infezione che è passata. Il protezionismo di Stato è stata la vera tangentopoli del nostro sistema industriale, perché l’altra, la corruzione, c’è oggi come dieci anni fa » . E ancora: « L’unica speranza di Fiat auto è che se la compri qualcuno oggi fuori dal mercato. Qualcuno che si innamori del marchio e si prenda sulle spalle gli 8- 9 miliardi di euro di debiti che si porta d i e t ro » .

Parole che il manager di Ivrea ha pronunciato in una lunga intervista, quasi due ore, con il giornalista del Corriere della Sera Massimo Gaggi in onda oggi e domani alle 22.30 su RaiSat Extra, uno dei canali di Sky. Una conversazione in cui De Benedetti ripercorre oltre 40 anni del sistema economico e capitalistico italiano, ricordando tutta la sua vita e i personaggi che l’hanno attraversata. A cominciare da Gianni Agnelli, su cui l’Ingegnere dà dei giudizi non proprio idilliaci.

« Agnelli mi chiamò in Fiat per fare l’amministratore delegato, io accettati a patto di essere compropietario, così arrivai in azienda col 5 per cento delle azioni » , racconta De Benedetti, « ma poi mi accorsi che l’unico padrone della Fiat era lui. Agnelli aveva molto più il senso dell’estetica che della fatica. Non era un buon gestore ed era incapace di scelte drastiche. Dileggiava i politici, main fondo li temeva. Appena arrivato gli dissi: bisogna mandare via 25 mila persone. Lui ci pensò, fece un viaggio a Roma, tornò e disse: non si può fare » . Poi l’Ingegnere ricorda un incontro con l’Avvocato prima dell’accordo Fiat con General Motors. « Mi domandò se era meglio allearsi con gli americani o con i tedeschi di Daimler Chrysler. Io non avevo dubbi: i tedeschi, gli dissi. E lui: ma io non parlo il tedesco. E si alleò con Gm: un accordo finanziariamente fantastico, ma sbagliato dal punto di vista industriale » .

E questi giudizi sull’Avvocato non sono piaciuti al nipotino John Elkann, che con una lettera al Corriere ha accusato l’Ingegnere di scorrettezza « nell’attaccare qualcuno che non può rispondere » e « nel rivelare ricostruzioni di conversazioni private su temi delicati come le scelte aziendali o occupazionali » . « Agnelli è un personaggio storico di questo Paese, con i suoi pregi e i suoi difetti » , ha risposto ieri De Benedetti alla presentazione dell’intervista alla stampa, « un uomo è umano nei limiti in cui non diventa un’icona. Quindi lasciamo perdere le stupidaggini… » . Ma De Benedetti parla anche di politica, dei suoi ” innamoramenti ?, Ugo La Malfa ed Enrico Berlinguer, e delle sue antipatie, come quella per Bettino Craxi, ricambiata. « Ho una grande passione politica » , ammette l’Ingegnere, « ma sono convinto che un imprenditore non debba scendere in campo direttamente perché, come uomo d’impresa, ha un Dna autocratico. Mentre, per essere un buon politico, ci vuole un Dna democratico » . E qui il passo verso Silvio Berlusconi è breve.

« Berlusconi non è un imprenditore, ma un grandissimo impresario, un genio della tv commerciale. Ma non ha una vera cultura di mercato, perché è fis- sato con il duopolio » . Il giudizio sull’azione del suo governo è negativo. « Che la situazione economica del Paese sia peggiore di 4- 5 anni fa è sotto gli occhi di tutti » , osserva l’Ingegnere, « e la responsabilità del governo è evidente. Non è l’unica causa, ma è una delle principali. Così, di fronte a un centrosinistra dilaniato, l’unico che può farci vincere le elezioni è proprio Berlusconi » . Giudizio inverso, invece, su Romano Prodi.

« Il Professore portandoci nell’euro ha salvato l’Italia. Con la situazione dei mercati di oggi e dopo crisi come quella di Parmalat, se non fossimo nella moneta unica, i nostri tassi di interesse sarebbero 2 o 3 punti superiori che, con un indebitamento del 106 per cento del Pil, significherebbe 2 o 3 punti in più di tasse da pagare per gli italiani. E anche a Bruxelles, dopo un primo periodo di ambientamento, Prodi ha lavorato bene, soprattutto sull’allargamento dell’Ue verso Est » . Infine, l’Ingegnere lancia un allarme: « Più che per i conti pubblici, sono preoccupato per l’economia privata, quella reale, che è molto più in difficoltà di quanto venga percepito dalla nostra classe dirigente».

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