Società

LA FED TRA DUE FUOCHI NEL RIBASSO DEI TASSI

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
Il cielo sopra di noi si va riempiendo di nubi. E non è detto che siano tutte passeggere. Il primo ammasso nuvoloso riguarda proprio direttamente l´Italia. In luglio la produzione industriale è arretrata. Non in maniera esplosiva, ma è andata indietro. E fin qui ci si potrebbe anche accontentare. Può capitare che un mese non vada tanto bene. Purtroppo, però, se si va a vedere il grafico della produzione industriale italiana, dal 2000 ai giorni nostri, si fa una scoperta che è abbastanza inquietante. La produzione industriale italiana è andata scendendo regolarmente, e anche di parecchio, dal dicembre del 2000 al dicembre del 2004. Sembra quasi di vedere una linea dritta verso il basso, anche se poi risulta invece tutta seghettata, con i suoi piccoli alti e bassi. Dal dicembre del 2004 al dicembre del 2006 si assiste al fenomeno esattamente contrario. La produzione industriale italiana sale, e con molta regolarità. Anche in questo caso ci sono alti e bassi, ma la linea di marcia è quella: verso l´alto. Poi, dal dicembre 2006 ai giorni nostri, nuova inversione: la produzione industriale abbassa la testa e punta verso il basso. Con molta decisione. Gli esperti dicono che anche agosto non andrà bene e che a settembre ci sarà un recupero. Temo, però, che il trend non ne risulti modificato.

Il primo milione (di euro) e’ sempre il piu’ difficile. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

Quello che per ora è chiaro è che la produzione industriale italiana oggi (dati di luglio) è grosso modo sui livelli del dicembre 1999. E´ andata giù, poi è andata su, poi di nuovo giù, e adesso si ritrova lì, allo stesso livello otto anni fa. E fra gli esperti di queste cose c´è la sensazione che, a questo punto, il meglio della ripresa a cui abbiamo assistito nell´ultimo anno sia ormai alle nostre spalle. Su tutto questo, va detto, non c´è ancora il peso della crisi finanziaria (e creditizia) determinata dai prestiti subprime. Questo peso, eventualmente, si farà sentire più tardi.

Ma già ora c´è il sospetto che il 2007 sia in parte compromesso. Arrivare al 2 per cento di crescita del Prodotto interno lordo sarà impossibile. Molto probabilmente ci si dovrà accontentare dell´1,8 per cento o forse anche dell´1,7. E, soprattutto, nel 2008 si dovrà cercare di cavarsela con una crescita probabilmente inferiore all´1,5 per cento. Un po´ troppo poco per riuscire a tenere sotto controllo i conti italiani e per dare soddisfazione a quanti chiedono più interventi sociali (cioè spese). E senza aumentare le imposte (che sono già molto elevate). A tutto questo (e non è poco) bisogna aggiungere che bisogna fare i conti, quasi certamente, con un problema non piccolo: sembra di capire, cioè, che l´industria italiana è tornata a non essere più competitiva. Nell´ultimo anno la nostra industria se l´è cavata, ma adesso forse siamo arrivati un po´ al capolinea. E quindi bisogna trovare delle idee per rimettere in moto la macchina.

Se questa è la prima nube (forse è finito per l´Italia un ciclo positivo e virtuoso), la seconda si sta formando sui cieli americani e potrebbe avere effetti esplosivi. Di che cosa si tratti è presto detto. Fra due giorni, martedì prossimo, l´apposito comitato (Fomc) della Federal Reserve dovrà riunirsi e decidere che cosa fare in materia di tassi di interesse. Martedì, cioè, si arriva al momento della verità. Ormai la crisi determinata dai prestiti subprime tiene banco da due mesi, e al Fed non potrà più rinviare una presa di posizione concreta.

E lì sta il problema, la nube minacciosa. Se infatti il Fomc deciderà per tagliare il costo del denaro di appena 25 basis point, i mercati potrebbero decidere che si tratta di un aiuto insufficiente e entrare in una crisi ansiosa anche pesante. Si potrebbe assistere, cioè, a quello che finora è stato evitato: un crollo a catena, e vistoso, dei listini di tutto il mondo. Se questo dovesse accadere, ovviamente, anche l´economia americana (che già sembra dare segni di stanchezza, è in atto una crisi occupazionale) potrebbe risentirne e in misura grave. E poiché l´economia americana è stata in questi ultimi anni uno dei motori principali della buona congiuntura mondiale, le conseguenze sarebbero pesanti per tutti, noi compresi (che andiamo in crisi non appena il dollaro si svaluta un po´).

Proprio per questo, alcuni sostengono che martedì il Fomc della Federal Reserve taglierà il costo del denaro di 50 basis point. E questo sarebbe un aiuto concreto tanto alla crisi finanziaria-bancaria in atto quanto a quella congiunturale. Ma c´è un ma. Di fronte a un eventuale taglio così grosso, mercati e imprenditori arriverebbero alla conclusione che la crisi in atto (finanziaria e economica) è veramente preoccupante e grave se la Fed decide di mettere in campo l´artiglieria pesante (un taglio appunto da 50 basis point). E quindi potrebbero scegliere di tirare i remi in barca e di mettersi alla finestra in attesa di tempi migliori. La Fed, insomma, rischia di sbagliare qualunque cosa faccia e di provocare un mezzo disastro. Infine (terza nube), la prossima settimana cominceranno a uscire i conti delle grandi banche coinvolte nella crisi subprime. E si potranno fare i primi conti sull´entità del terremoto nel quale siamo immersi da due mesi.

Copyright © La Repubblica. Riproduzione vietata. All rights reserved