(WSI) – Tiscali di Renato Soru sembrava una stella del firmamento tecnologico italiano. Ma, dopo anni di euforia, in cui essa continuava a indebitarsi per finanziare le perdite di esercizio che venivano descritte come premessa di grandi utili, il mercato si ricrede.
Sarebbe forte la tentazione di dire che l’impegno politico di Soru nelle file dell’Ulivo in Sardegna nasce dalla volontà di mascherare la crisi aziendale. Ma significherebbe omologarsi a certe meschinità antiberlusconiane. Fermiamoci a Tiscali.
Il conto trimestrale registra perdite di 65 milioni contro i 56 del precedente trimestre, mentre gli incassi sono aumentati del 26 per cento, a 272. Il rapporto fra perdite e incassi è del 23 per cento. Il nuovo amministratore della società, l’olandese Ruud Huisman, ammette che le attività di Tiscali, che bruciano di continuo cassa, non sono ad alto contenuto tecnologico. Sono solo “commodities”, produzioni mature.
Questo e non altro è l’offerta di accesso alla rete Internet, nella banda larga e nell“ultimo miglio”, cioè utilizzando le reti degli ex monopolisti. Ora Huisman vende le attività di Tiscali in Austria, Danimarca, Spagna e Repubblica Ceca, stimate in 250 milioni, per estinguere un prestito che viene a scadenza l’anno prossimo. Decisione saggia, per evitare che qualche agenzia di rating abbassi i punteggi di Tiscali.
Chi crede nel pluralismo, deve augurare il massimo successo, in una competizione equa, a questi operatori che sfidano le grandi compagnie telefoniche. La concorrenza, da parte dei gestori privi di rete rispetto a quelli che sfruttano la propria, è un benefico fenomeno di mercato, che va tutelato dalle autorità garanti della concorrenza per stimolare migliori servizi a prezzi non monopolistici.
Tuttavia, se si tratta di commodities, come le merendine o il dentifricio, senza per altro aver effettuato neppure le immobilizzazioni in attrezzature che queste attività richiedono, non è logico che l’espansione venga finanziata con indebitamenti, volti a coprire le perdite di esercizio. Per i prodotti innovativi, infatti, interviene il plus derivante dalla creatività, ma nei servizi maturi ciò manca. Renato Soru non è un Bill Gates in formato europeo. Ed ora le azioni valgono 2,45 euro, quasi la metà dei 4,6 a cui furono, a suo tempo, emesse.
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