New York – I fondamentali della crisi dell’area euro si possono sintetizzare in un solo grafico: il domino del debito sovrano europeo.
Allo stato attuale, non c’e’ alcun modo con cui le autorita’ europee possano arginare il default della Grecia, o le svalutazioni massicce del debito in possesso dei creditori. Questo evento scatenera’ un effetto domino che non potra’ essere fermato. Come un masso soggetto alla forza di gravita’. E l’impatto sara’ inevitabile.
In un contesto di questo tipo le banche cariche di debito diventeranno ufficialmente insolventi quando verranno spinte ad ammettere le perdite accusate.
L’unica possibilita’ che hanno i governi e’ quella di ricapitalizzare le banche con i soldi dei contribuenti e spremere ancora una volta i cittadini, alzando le tasse e varando misure di austerita’.
Ma a quel punto la crisi di liquidita’ delle banche scatenera’ una serie di downgrade dei paesi piu’ solidi dell’area core, come la Francia. Il rialzo dei tassi di interesse rendera’ qualsiasi piano di salvataggio delle banche ancora piu’ costoso per i cittadini, che dovranno fare i conti con una riduzione dei salari per via della recessione. Il calo dei consumi strozzera’ le entrate delle aziende.
Infine, quando le banche e gli obbligazionisti accetteranno una svalutazione del debito ellenico del 50-75%, le altre nazioni indebitate dell’area periferica vorranno avere il diritto di chiedere lo stesso trattamento per i loro debiti ingenti.
Una dinamica tale richiede 3 mila miliardi di euro di misure di salvataggio per poterne uscire senza mietere vittime. Sono tanti soldi, troppi. E la Germania non e’ abbastanza grande e forte da poter finanziare un piano di salvataggio di tale portata.
Le perdite complessive manderanno in fumo i bilanci delle banche e metteranno in ginocchio i detentori di debito sovrano. La conclusione inevitabile e’ il ritorno al marco e il fallimento in massa degli istituti di credito del continente.