Legnano – Trichet ieri ci ha provato. Con una dichiarazione rilasciata a due testate finlandesi ha sostenuto che un dollaro forte rappresenterebbe la soluzione migliore per le imprese americane e di non essere preoccupato per gli effetti che potrebbero derivare in un secondo round dagli aumenti dei prezzi.
Il tutto, chiaramente per cercare di fermare la forza della moneta unica, che ha rotto in maniera importante 1.4500, soglia molto curata dagli esportatori ed importatori dell’area euro e di tutto il mondo, nonostante i grossi problemi che concernono la Grecia.
Lo sfondamento di questo livello apre degli scenari tecnici importanti che vedremo più avanti e fa crescere le preoccupazioni di tutti gli esportatori europei non tedeschi (per la maggior parte di quest’ultimi siamo ancora in zona favorevole), che cominciano a pensare a come coprirsi dal rischio di un ulteriore deprezzamento del dollaro.
Questo infatti, è uno scenario tutt’altro che improbabile se teniamo conto che dall’inizio dell’anno il dollaro americano è andato a perdere valore nei confronti di tutte le principali valute mondiali e sarà importantissimo assistere stasera alla prima conferenza stampa di sempre che verrà tenuta dal numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, di fronte ad una platea di giornalisti economici che cercheranno di trovare risposta a 3 domande principali:
1. Il QE verrà terminato inequivocabilmente a giugno?
2. Verranno reinvestiti i proventi derivanti dai titoli in portafoglio o verrà ridotto lo stato patrimoniale dell’istituto?
3.Vi sarà un rialzo dei tassi prima della fine dell’anno?
Pensiamo che l’unica risposta che potrà arrivare riguarderà la prima domanda e potrebbe essere affermativa. Per quanto riguarda le altre due crediamo che la Fed voglia prendere tempo per valutare i nuovi dati macroeconomici che verranno pubblicati nei prossimi due mesi, con particolare attenzione allo stato del consumatore americano, prima di prendere una decisione di qualsiasi tipo.
Questo potrebbe frenare la discesa che sta colpendo il dollaro americano? Noi pensiamo che per assistere ad una buona reazione del greenback occorrerebbe assistere alla comunicazione della fine del QE per giugno e dal lasciare intendere che i programmi di reinvestimento verranno terminati entro un certo lasso di tempo. Questo darebbe un doppio segnale di normalizzazione della politica monetaria, che potrebbe effettivamente essere supportivo per il dollaro.
Al contempo però, crediamo che il programma di reinvestimento dei pagamenti sui titoli detenuti dalla Fed continuerà per non mettere a repentaglio la crescita che, con la benzina che è quasi arrivata ad 1 dollaro a gallone, comincia ad essere messa in discussione da qualche analista.
Sostanzialmente, crediamo che la strada intrapresa dal dollaro americano potrebbe non trovare le basi per un’inversione stasera, vedremo cosa ci vorrà comunicare il buon Bernanke, che chiaramente non si potrà esprimere direttamente sui rapporti di cambio EurUsd e UsdJpy (è di competenza del Segretario del Tesoro parlarne), ma si nasconderà ditero il mantra “strong dollar policy”.
Diamo ora uno sguardo ai cambi dal punto di vista tecnico.
Incominciamo dall’immancabile eurodollaro, che con grande costanza, continua il percorso incominciato settimane fa. Osservando un grafico degli ultimi due mesi di scambi ci si rende conto di come la tendenza sia mantenuta viva da una precisa trendline che congiunge i minimi crescenti da inizio febbraio. Anche l’inversione di inizio settimana scorsa è risultata all’interno dei parametri indicati da questa linea che anzi ha subito così un ottima conferma. Questa linea transita, per le prossime ore, nei pressi di 1.43 evidentemente qualcosa di non attuale ed utilizzabile nell’immediato.
Qualcosa di più vicino e che altrettanto bene ha confermato la continuazione della tendenza rialzista è stato il test con rimbalzo dell’area di supporto di 1.45 figura. Intanto la moneta unica ha raggiunto un nuovo massimo nella notte, 1.4715, testimoniando come l’idea di seguire il movimento in atto con obiettivo secondario a 1.4820 e primario a 1.5140 non sia totalmente errata.
Il dollaro ha perso terreno anche nei confronti dello yen, seppure in misura decisamente inferiore. Siamo ancora al di sotto di 82, 82.20, fatto che testimonia una fase di correzione del pronta ad accelerare a ribasso: l’obiettivo di questo lento movimento continua a risultare prossimo a 81 figura.
Il cambio EurJpy ha beneficiato della risalita della moneta unica andando nuovamente a trovarsi vicino alla resistenza di 120 figura. Sino alla rottura questo è ancora il livello di riferimento principale mentre il livello di supporto si trova a 119.30, come abbiamo potuto osservare più volte negli ultimi giorni.
Interessante movimento quello del cable ieri, giunto ad un soffio dall’area di supporto/svolta fondamentale e poi ripresosi di circa una figura. 1.64, 1.6420 continua a rimanere il livello di resistenza di riferimento. Nell’immediato possiamo considerare la trendline discendente da mercoledì di settimana scorsa come livello di resistenza dinamica: questa transita a 1.6520 ed è il livello più interessante per attendersi una nuova accelerazione sino ad un ritorno sui livelli di massimo a 1.66 figura. Questo parrebbe confermato da una figura di continuazione, su un grafico orario, molto vicina ad una flag (per intenderci il movimento di correzione dal massimo raggiunto a 1.66, potrebbe portare nuovamente ad una continuazione se rotto il canale discendente di breve sopra descritto).
L’euro si avvantaggia nuovamente anche nei confronti della sterlina ritornando al di sopra del primo livello obiettivo di 0.8870. In questo caso il punto che sembra attrarre questo movimento si trova sul massimo precedente a 0.8930: vedremo se si tratterà di un nuovo mancato tentativo di rottura o la forza dell’euro ci riporterà verso 0.90, a distanza di un anno ed un mese.
Abbiamo visto ieri come il cambio GbpJpy abbia avuto la spinta ribassista necessaria per rompere il supporto di 134.80, ma non quella di fare più di 60 punti di accelerazione. Dato il movimento particolarmente laterale del cambio crediamo che sia utile osservare ancora 134.80, anche se questa volta in qualità di resistenza in grado di riportare i prezzi in direzione di 135.80 (l’altro lato del rettangolo che abbiamo seguito da settimana scorsa).
Passiamo a dare uno sguardo ora al franco ancora particolarmente in forze. Il cambio EurChf nello specifico ha mostrato un ritorno prossimo al livello di supporto a 1.2730, correggendo a rialzo nelle ultime ore quanto basta a riportare all’attualità il supporto di 1.28. Ricordiamo ancora che 1.29 e 1.2960 sono i due livelli di resistenza più interessanti.
In tutto questo il cambio UsdChf ha avuto il modo di andare a segnare un nuovo minimo a 0.8670, abbassando il precedente di una figura esatta. Niente da fare su questo cambio, la tendenza a ribasso è davvero notevole e cercare di assumere posizioni contrarie sembra ogni giorno più rischioso. Forse val la pena attendere un ritorno al di sopra di livelli precisi, 0.89 e 0.8990, prima di entrare in posizioni decisamente contrarie al forte trend ribassista.
Concludiamo con il dollaro australiano, che beneficia del movimento sfavorevole al biglietto verde per registrare un nuovo massimo storico. In questo caso, come abbiamo già detto più volte, mancando i livelli precedenti dobbiamo necessariamente ragionare su proiezioni, che in questo caso continuano ad indicare il livello di 1.09 come primo livello di resistenza di questo movimento in salita, aumentato di velocità con la rottura di 1.0280. Ricordiamo che il primo livello di svolta ribassista si trova a 1.0580, non proprio dietro l’angolo rispetto ai prezzi attuali.
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