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(WSI) – Dopo un anno di scalate fallite, a Piazza Affari si inaugura la stagione delle corride. Il 2005 ha lasciato molto sangue sul terreno e ora, da Bpi a Unipol, passando per molte belle «addormentate» di Borsa, non sono pochi i «tori» in attesa del matador. Che certamente arriveranno, magari sotto le sembianze del Banco Bilbao o del Banco Santander, proprio dalla Spagna. Qualcuno dei vecchi protagonisti sembra uscire di scena. È il caso di Antonveneta, ormai in pugno ad Abn Amro, che a breve lancerà l’Opa totalitaria. Per gli altri i giochi sono aperti: e non è detto che il primo predatore sarà un matador. Anzi, probabile che, come in ogni corrida, prima entrino in gioco banderilleros e picadores.
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Il direttore generale Divo Gronchi insiste nel dire che il gruppo manterrà autonomia e indipendenza. Ma in molti scommettono sul destino di preda di Bpi. Sconfitta nella battaglia Antonveneta, ancora sotto scacco per le indagini giudiziarie, con una base di soci poco compatta, la Popolare Italiana ha tutte le caratteristiche per solleticare le ambizioni dei concorrenti. Dai minimi di ottobre il titolo si è risollevato di circa il 30%. E, da qualche giorno, viaggia costantemente sopra quota 8 euro. L’incertezza è però altissima. Probabilmente nessuno si farà avanti prima che Mediobanca (per la valutazione degli attivi finanziari) e Praxi (per gli immobili) avranno comunicato le loro valutazioni. Dopo i recenti rialzi, Fox-Pitt Kelton ha confermato il proprio target di 9,4 euro e ritiene che il peggio sia alle spalle. In caso di aggregazione, la valutazione sale a 10,5 euro.
Dopo il no della Banca d’Italia all’Opa Unipol, Bnl è ritornata al centro del risiko. L’ipotesi di una nuova offerta del Bilbao è sul campo e il titolo ha ripreso a correre. A trainare la volata c’è l’andamento in Borsa del Bilbao che, se confermasse l’offerta della scorsa primavera (un titolo Bbva per 5 Bnl), offrirebbe una valorizzazione implicita della banca romana di circa 3 euro per azione. Il ritorno dell’Ops spagnola, comunque, non è certo. Se non altro perché, in caso di abbandono completo e definitivo della partita da parte di Unipol, dovrà trovare una sistemazione per tutto il pacchetto in mano al patto di sindacato (circa il 50% del capitale di Bnl) e quindi chiederà un pagamento cash. Con un valore di Borsa prossimo a 3 euro, gli spazi ulteriori di crescita del titolo Bnl sono limitati. Dato infatti un prezzo medio di carico di 2,74 euro per azione, e assumendo un premio del 5% offerto dall’ipotetico compratore, la nuova Opa obbligatoria dovrebbe avvenire almeno a un prezzo di 2,7-2,8 euro. Praticamente in linea con l’Opa Unipol, e al di sotto delle attuali quotazioni di Bnl. Gli analisti suggeriscono grande prudenza.
È il caso speculare a Bnl. L’uscita di scena del presidente Giovanni Consorte e del suo vice Ivano Sacchetti, oltre alla bocciatura dell’Opa da parte di Bankitalia, hanno riaperto tutte le opzioni strategiche della compagnia. Sul progetto di conglomerato finanziario coltivato da Consorte non è ancora detta l’ultima parola: in teoria ci sarebbe la possibilità di farsi affiancare da altri partner. Ma al quartier generale bolognese i nuovi vertici della compagnia sono tentati di rinunciare e vendere. Secondo il consensus, in caso di rinuncia definitiva a Bnl, il titolo potrebbe arrivare a valere fino a 3 euro. O anche di più se la compagnia ora guidata da Pierluigi Stefanini dovesse finire tra le braccia di Mps.
Chiuso definitivamente il dossier Bnl, Siena si sta valutando un riavvicinamento alla «nuova» Unipol del dopo-Consorte. Sinergie industriali e accordi commerciali da portare avanti grazie anche alla mediazione di Turiddo Campani, azionista con la sua Unicoop Firenze del 2,4% del Monte, e neoletto presidente di Finsoe, la cassaforte di Via Stalingrado. Un’ipotesi sensata per Abaxbank (market perform sul titolo) che prevede un salto dimensionale notevole capace di portare la capitalizzazione di Borsa a oltre 13 miliardi. «Il Monte opera già con una propria compagnia assicurativa controllata al 100% – fanno notare gli analisti di Centrosim (sell sul titolo) – la cui attività limita ovviamente gli sbocchi dei prodotti Unipol sulla rete di sportelli della banca senese». Per Banca Akros (hold con target price 3,14 euro) «Unicoop Firenze potrebbe sostituire la Hopa nel capitale di Mps con un 3 per cento. L’ingresso di nuovi soci sembra far parte della strategia della Fondazione che deve diluirsi sotto il 30%». Sul fronte dei conti, sono cauti gli analisti di Goldman Sachs che puntano il dito sulla sostenibilità della crescita mantenendo il giudizio in line e quelli di Fox Pitt Kelton, underperform con prezzo obiettivo a 3,90 euro «perché l’azione è troppo cara».
Nel giro di poche settimane, il riassetto della previdenza del Sanpaolo Imi sarà noto al mercato. Da lì, grazie anche a un eventuale accordo col Santander sull’asset management, il gruppo torinese potrebbe spiccare il volo in Borsa. Questo almeno dicono gli analisti, che non mancano di sottolineare anche l’ambizioso piano di espansione della banca presieduta da Enrico Salza nel segmento retail. Le ambizioni di annettersi la CariFirenze, del resto, sono note. I target price formulati dalle case d’affari parlano chiaro: in Borsa il Sanpaolo Imi vale 13,4 euro, mentre Euromobiliare, che ha recentemente emesso un buy, la vede a 16 euro. Consigli d’acquisto anche da Merrill Lynch (con prezzo obiettivo di 17,5 euro) e outperform sia per Bnp Paribas (15,2 euro) sia per Brunette & Woods (15,6 euro). Rimasto finora fuori dal grande risiko bancario (nazionale e internazionale), il Sanpaolo Imi punta a realizzare un progetto di bancassurance (insieme alla controllata Fideuram), che potrebbe rappresentare un modello efficace e unico in Italia.
Impossibile parlare di Carifirenze senza citare Findomestic. Controllata al 50% dal gruppo toscano e per l’altra metà da Bnp Paribas, la società di credito al consumo ha messo a segno un ottimo 2005. In cui ha registrato un progresso del 7,8% (a 5,4 miliardi di euro). Proprio Findomestic può rappresentare la marcia in più di Carifirenze nel 2006: Merrill Lynch, con un buy, vede il titolo a 3,4 euro (contro gli attuali 2,5), mentre Brunette & Woods è più cauta: market perform e target price a 2,4 euro.
In un anno di Opa bancarie, Rcs è stato l’altro titolo «naturalmente» collegato alle vicende che hanno tenuto maggiormente banco a Piazza Affari. «Merito» della scalata lanciata da Stefano Ricucci e poi abortita insieme con l’Opa Antonveneta. Ora il patto di sindacato è decisamente più saldo e controlla il 64% del capitale. L’unico fattore di volatilità arriva dalla mancata soluzione del «nodo Magiste», ossia del finanziamento da circa 795 milioni concesso da Bpi a Ricucci a fronte di un pegno sul 14,9% di Rcs e di alcuni pacchetti di titoli bancari. La questione è in mano all’advisor Vitale & Associati. Al di là dell’incognita Ricucci, comunque, sui fondamentali del gruppo editoriale la Caboto (a seguito anche dell’operazione Dada) ha alzato il target price a 4,7 euro. Per Intermonte, invece, il titolo può valere fino 5 euro.
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