Non c’è molto di buono da dire sul 2008 della Borsa a Milano. Solo sette titoli hanno chiuso in positivo, per il resto è un pianto greco. Piazza Affari ha perso metà del suo valore e ha visto fortemente ridotto il suo peso rispetto al prodotto interno. In calo anche il volume delle contrattazioni. Ovviamente i listini si riprenderanno, ma nessuno sa prevedere quando, e molti analisti avvertono: attenti, anche se le quotazioni sono molto scese, non è che adesso i titoli costino poco, costano semplicemente l’arrosto che valgono, quello che hanno perso era solo fumo. Quindi non ci sono grandi affari in giro da cogliere, al momento, se non selezionando con attenzione.
Cominciamo da chi è andato bene. Bastogi nel 2008 ha aumentato il valore del 47,9%. La seguono Nova Re (+41,7%), Landi Renzo (+38,9%), Ansaldo Sts (+18,7%), Lazio (+12,5%), Ergo Previdenza (+12,3%) e Gas Plus (+6,1%). Fra i titoli peggiori, quelli di dodici società hanno perso più dell’80% di capitalizzazione: la maglia nera Cell Therapeutics ha ceduto il 99,4%, Eutelia il 91,3% e Risanamento l’86,8%.
Guardando alle cifre aggregate, l’indice S&P/Mib ha perso il 49,5% che corrisponde a una capitalizzazione dimezzata delle società quotate: il valore complessivo dei titoli è crollato dai 731 miliardi di fine 2007 ai 372 attuali. Sono spariti 359 miliardi. Diminuisce anche il peso della Borsa nell’economia italiana: il rapporto capitalizzazione/Pil passa dal 47,8% del 2007 (già in calo dal 52,8% del 2006) al 23,4%.
È molto aumentata la volatilità degli indici: dal 12,5% del 2007 al 30,5% dell’anno che si chiude. Ottobre è stato il mese più volatile nella storia di Piazza Affari, con un livello del 69,1%. Male anche il volume gli scambi: quelli azionari sono scesi da 1572 a 1028 miliardi di euro (-34,6%), con una media giornaliera caduta da 6,2 a 4,1 miliardi. I contratti scambiati sono stati 69,2 milioni, in regresso del 4,6%. La Borsa italiana stenta a decollare anche come numero di società quotate: nel 2008 sono state appena 300, persino in calo rispetto al numero (già basso) di 307 nell’anno prima.
Una nota tecnica importante: la Consob ha prorogato al 31 gennaio, ma allentandoli, i vincoli sulle vendite allo scoperto. Il divieto continua a esserci per i titoli di banche, assicurazioni e società sotto aumento di capitale. Per le altre società torna la possibilità di vendere titoli presi a prestito: basta averne la disponibilità.