Società

L’uomo del gas

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(WSI) – Nelle rivelazioni di Wikileaks anticipate dal New York Times appare anche un “oscuro intermediario” di B. in Russia. Ecco il passaggio: “Diplomatici americani a Roma riportano nel 2009 come i loro contatti italiani descrivano il rapporto tra Berlusconi e Putin come ‘straordinariamente stretto’, inclusi generosi regali, lucrosi contratti in campo energetico e un oscuro intermediario italiano che parla russo”. Il 23 ottobre del 2009 il Fatto Quotidiano descriveva la figura e il ruolo di Antonio Fallico, ex compagno di scuola di Dell’Utri, in Russia dall’74, consulente Fininvest negli anni 1986-1988, quando Publitalia sbarca in Urss.

di Marco Atella, aggiornato il 29 ottobre 2010

“Per accordarsi con Gazprom serve un ‘prete’, uno che fa conoscere le persone e le porta al tavolo della trattativa. In maniera serena e ben predisposte”. Lo diceva Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, in un’intervista a RaiNews24 nel giugno del 2006. Ciancimino è uno che di gas se ne intende. Tra il 2002 e il 2005 aveva provato a farlo lui un accordo con Gazprom per portare il gas direttamente in Italia, scavalcando l’Eni. Poi tutto era saltato a causa delle indagini della procura di Palermo e il sequestro della Fingas: la società siciliana che avrebbe dovuto guidare lo sbarco dei russi.

Il “prete” però Massimo Ciancimino lo aveva trovato davvero. La persona che gli aveva spiegato a quale porte bussare e soprattutto quanto fosse importante finanziare anche con piccole cifre una fondazione vicina a Vladimir Putin (“era un biglietto da visita, un modo per farsi accettare”, spiega oggi Ciancimino junior al Fatto Quotidiano), si chiama Antonio Fallico, è un’amico d’infanzia di Marcello Dell’Utri e, a partire dalla metà degli anni ’80, è stato consulente della Fininvest in Unione sovietica. Così oggi, mentre Silvio Berlusconi e Putin, discutono in segreto di politica, di energia e di affari in una dacia, dietro a loro si allunga l’ombra di quest’uomo piccolo e silenzioso che è presidente di Banca Intesa a Mosca e “ambasciatore” delle imprese italiane in Russia,

Non è un caso insomma se negli ultimi anni molti imprenditori legati a Berlusconi abbiano tentato, con alterne fortune, di entrare nel business del gas.

Gli amici di Silvio

Prima lo stesso Dell’Utri, poi il banchiere- consigliere di amministrazione della Fininvest, Ubaldo Livosi. E infine, l’ex socio di Berlusconi in Telepiù, Bruno Mentasti. Va male a tutti. Anche a Mentasti che pure vede l’Eni firmare un accordo che permetteva l’ingresso in Italia della Centrex Europe Energy & Gas AG, la società usata da Gazprom per commercializzare il gas in Europa, della quale lui aveva acquistato il 33 per cento.

Nel 2006, però, lo scenario cambia. Eni e Gazprom siglano un nuovo accordo. L’Eni promette di far vendere ai russi tre miliardi di metri cubi di gas. Dietro al contratto c’è una strategia più ampia, con forti implicazioni politiche: il progetto per gasdotto Southstream (50% Eni, 50% Gazprom); l’acquisto da parte di Eni (nel 2007) degli asset di Yukos, la società petrolifera smantellata ; e infine la partecipazione russa al giacimento libico Elephant dell’Eni.

Tocca alle municipalizzate

Tre miliardi di metri cubi valgono più o meno 280 milioni di dollari di ricavi. Il boccone è insomma prelibato. Nel settembre del 2008 se ne aggiudica una parte Plurigas Spa, partecipata al 70% da A2A (Aem Milano e Asm Brescia) e al 30% da Iride (Aem Torino e Amga Genova). Plurigas entra in una joint venture (la A2A Beta SpA) in cui Gazprom partecipa al 50% (attraverso la controllata tedesca ZMB Gmbh). La nuova società permette ai russi di vendere al consorzio di municipalizzate 900 milioni di metri cubi con un’opzione ventennale. L’accordo, siglato a Bergamo, arriva dopo sei anni di trattative, nelle quali ha svolto un ruolo fondamentale Fallico. Il quale è addirittura coinvolto in prima persona in un secondo contratto, firmato da Gazprom nell’agosto di quest’anno, con il consorzio Sinergie Italiane Srl (35% Enia e 23% Ascopiave) per la fornitura di un miliardo di metri cubi. Fallico infatti è stato membro del cda di Sinergie dal 4 agosto 2008 (data di costituzione della Srl) all’11 marzo del 2009, quando esce di scena dopo aver tirato la volata al gruppo.

Ma chi è davvero Antonio Fallico? Nato a Bronte (Catania), nel 1945, si diploma al liceo classico Capizzi, in cui ha studiato anche Dell’Utri. Dopo la laurea in filologia, sale in cattedra all’Università di Verona, dove lo contatta un funzionario dalla Banca Cattolica del Veneto. Fallico conosce il russo e la banca, che oggi fa parte del gruppo Intesa-San Paolo, gli chiede una mano per sbarcare a Mosca.

Un siciliano al Cremlino

Così nel 1974 Fallico si trasferisce in Urss. E comincia a fare carriera. Uomo di relazioni, si fa strada nei salotti. Conosce Leonid Brezhnev e i suoi figli, Jurij Andropov, Mikhail Gorbaciov, Boris Eltsin e Putin, già ai tempi in cui era vice-sindaco di San Pietroburgo. Ed è proprio Putin che lo premia, il 22 aprile del 2008, con l’Ordine dell’amicizia, la più alta decorazione riservata a cittadini stranieri. In quello stesso giorno, presso le residenza presidenziale di Novo-Ogaryovo, alle porte di Mosca, Intesa-Sanpaolo sigla un accordo con i russi di Gazprombank (il braccio finanziario di Gazprom) per creare una nuova banca italo-russa. Tra i compiti dell’istituto, dice un comunicato, c’è quello di finanziare “la costruzione del gasdotto intercontinentale South Stream”. Oltre alla benedizione di Putin, c’è quella del Cavaliere. Come racconta lui stesso a periodico Bronte notizie, Fallico, viene contattato da Berlusconi “negli anni ‘86-‘88”. Così diventa un consulente Fininvest a Mosca e pure Publitalia sbarca in Urss.

Appartamenti nucleari

Il nome di Fallico compare molti anni più tardi anche nelle operazioni di smantellamento e bonifica dei sottomarini nucleari russi. Suo infatti – rivela l’Espresso a maggio 2010 – è l’appartamento affittato nel centro di Mosca dalla Sogin, società pubblica che nel nostro paese sovrintende allo smaltimento delle vecchie centrali, e a Mosca, con una unità speciale a Mosca, è incaricata di rendere “sicuro” il materiale radioattivo asportato dai sottomarini. Ma Sogin spende più in rappresentanza che in attività: l’appartamento di Fallico, 200 metri quadrati nel centro di Mosca, costa infatti 9mila euro al mese.

Prospettiva Lenin

Oggi Antonio Fallico continua a mietere consensi. Appena nominato console onorario della Federazione Russa a Verona, ha presentato e firmato il suo primo romanzo “Leninsky Prospekt” (Prospettiva Lenin), pubblicato in Russia con lo pseudonimo “Anton Antonov”. Il protagonista è un italiano che va a Mosca a lavorare per il Kgb e l’Urss, di cui condivide gli ideali. L’italiano entra in contatto con funzionari comunisti e riesce a relazionarsi con il “cerchio interno” dell’apparato. Lui dice che si tratta di una storia vera, basata sulla conoscenza di un ex spia, che ha incontrato un giorno in una strada di Mosca, mentre chiedeva l’elemosina. “So che è stato consegnato alle autorità italiane e ha trascorso dieci anni in prigione”, spiega ai giornalisti russi. Ma in molti pensano che l’ex uomo del KGB sia proprio lui. Il brontese, amico di Putin e del Cavaliere, che ha studiato filologia ma si è convertito presto agli affari. Perché «il cibo spirituale, purtroppo, non sfama».

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