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(WSI) – Andrea Agnelli si mette in proprio. E’ il segno che ormai le divergenze con il cugino John Elkann, nominato da nonno Gianni capo della dinastia, sono diventate insanabili. Il figlio di Umberto, lascia l’incarico nel gruppo dove si occupava delle strategie. Si trasforma in finanziere puro creando un fondo di investimento che punta all’acquisto di partecipazioni in medie e piccole imprese europee.
La ghiotta anticipazione è contenuto nel sito del Financial Times. Andrea ha 31 anni ed è sposato con Emma Winter, una ragazza inglese che aveva conosciuto a Losanna quando lavorava alla Marlboro. Hanno una figlia, Baya di due anni e a Londra vivono nella casa che fu di Peter Ustinov. Andrea è l’ultimo erede della dinastia a portare il nome della casata ed è il primo che avvia le pratiche di divorzio per prendere una strada autonoma dopo la scomparsa di Gianni e di Umberto.
La sua nuova creatura, chiamata Lamse, avrà come riferimenti prevalenti «l’Italia e la Gran Bretagna – ha detto Andrea- ma se ci si presentasse una buona occasione in Asia, negli Stati Uniti o altrove, non ce la lasceremo sfuggire». La nuova holding avrà sede a Torino. «Ho sempre voluto combinare qualcosa di mio – ha spiegato il giovane Agnelli ai giornalisti britannici. Oggi ho l’età, la competenza e la squadra per farlo. Esco dal ruolo operativo che avevo in Ifil ma non lascio il gruppo». Terrà, infatti, la carica di consigliere di amministrazione di Fiat.
Non ha rivelato quanto intende investire in Lamse, aggiungendo che altri membri della famiglia parteciperanno all’iniziativa. Difficile, al momento capire quali, fra i tanti cugini lo seguiranno. Ma è certo che anche un ramo della famiglia Nasi non è totalmente d’accordo con le strategie di John.
Il dissenso era emerso in maniera chiara nel settembre del 2005 quando Andrea, in una chiacchierata a Il Foglio aveva annunciato il possibile divorzio della dinastia dell’azienda: «La Fiat non è un affare di famiglia» aveva detto. A suo parere «una Fiat meno familiare e più bancocentrica non è un dramma». L’intervista era uscita a metà settembre. Erano i giorni caldi in cui le banche si preparavano a diventare il nuovo riferimento azionario del gruppo. Sembrava un destino segnato. Alcuni giorni dopo il colpo di scena.
La dinastia, con la discussa operazione di equity-swap costata di recente la sanzione della Consob contro Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, annunciava di aver ripreso pieno possesso della casa automobilistica mettendo le banche all’angolo. Una decisione contraria alle scelte di Andrea che, in quanto erede di Umberto, al business dell’auto non ha mai creduto fino in fondo.
Fino a ieri, però, le divergenze erano rimaste nell’ombra. Se non per qualche indizio sporadico come, per esempio, l’assenza di Andrea e della madre Allegra alle partite della Juve. Anche da qui un segnale preciso. La squadra, infatti, era tradizionalmente un feudo di Umberto e, da quanto si capisce, i suoi eredi non hanno apprezzato la decisione di John di abbandonare la Triade al suo destino lasciando che i bianconeri finissero in serie B.
Probabilmente Andrea e mamma Marella avrebbero voluto che la società di impegnasse con maggiore determinazione nella difesa delle sue ragioni. Invece alle prime avvisaglie dello scandalo John era andato in tv ad annunciare l’intenzione di fare immediatamente piazza pulita. In tribunale l’avvocato della Juve aveva concluso la sua arringa affidandosi alla clemenza della corte. Forse non a caso Moggi ha sempre detto che Andrea è l’unico, fra i giovani della casata, a capire qualcosa di calcio.
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