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(WSI) –
IL SONDAGGIO La fase peggiore della tempesta è passata. Di questo sono convinti sia gli investitori sia gli analisti. I primi sono tornati a immettere consistenti ordini di acquisto dopo una correzione di tutti i maggiori listini di circa il 10%, i secondi sostengono che i timori su un ritorno dell’inflazione sono eccessivi e che, a questi prezzi, le quotazioni sono nuovamente attraenti. E in estate a risvegliare il mercato potrebbero arrivare i classici colpi d’agosto.
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«Il 10 maggio ha avuto inizio una delle più forti correzioni del mercato azionario in questo ciclo congiunturale – ha detto Klaus Glaser, responsabile degli investimenti di Raiffeisen Capital Management – credo tuttavia che siamo di fronte a una fase di stabilizzazione e recupero, soprattutto poiché la stagione dei report aziendali del secondo trimestre confermerà l’ottima salute di cui godono attualmente le aziende».
L’esperto della banca austriaca non è l’unico a pensarla così. Dal sondaggio condotto da Borsa&Finanza fra le principali società di gestione del risparmio attive in Italia emerge che il 61,5% degli intervistati è convinto che la correzione sia finita, contro un 38,5% di pessimisti secondo cui i veri minimi di mercato non sono ancora stati raggiunti. Per la maggior parte bisognerà aspettare l’autunno per assistere a un consistente rialzo dei listini: per il 69,2% degli intervistati i mesi di luglio e agosto non verranno meno alla regola seconda la quale i volumi scambiati in Borsa sono bassi e i movimenti dei listini limitati. Per il 23,1% invece ci sarà un ribasso compreso fra il 5 e il 10% da qui alla fine di agosto, mentre per il restante 7,7% le Borse guadagneranno tra il 5 e il 10%.
Nella quiete d’agosto, prima estate dell’era del nuovo governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, potrebbero comunque non mancare le sorprese. L’assenza dai desk di molti operatori è infatti il contesto ideale per mettere a segno importanti operazioni. E le più attese alla prova dell’M&A sono le banche. Non stupisce quindi che secondo l’81,8% degli intervistati sono proprio i titoli di questo comparto quelli che rappresentano la migliore occasione di investimento, seguiti dagli industriali (27,3%), dagli assicurativi (18,2%) dai tecnologici-media-telecom (18,2%), dai petroliferi (9,1%) e dalle utility (9,1%) (il totale non fa 100 perché era possibili dare più risposte, ndr.).
Da questi dati emergono altri due fatti da annotare: il primo è che sulle telecom, dopo un lungo periodo buio, c’è qualche aspettativa di ripresa da parte dei mercati. Il secondo è che c’è invece c’è poca fiducia che petroliferi e utility riescano a ripetere gli exploit degli ultimi anni.
Un’ulteriore conferma che il Toro si è preso solo una pausa di riflessione viene dalla domanda riguardante i collocamenti. Per il 61,5% dei gestori, nonostante la pioggia di rinunce di queste settimane, la voglia di Ipo non è ancora finita (vedi anche articolo a pag. 19). Insomma le difficoltà incontrate da società come Api e Pirelli Tyre sarebbero solo momentanee.
Secondo Erdinç Benli, head of european equity di Julius Baer Bank, l’area euro è comunque da preferire agli Usa.
Le ragioni di questo consiglio sono fondamentalmente due: una di carattere borsistico (le valutazioni in Europa sono più attraenti) e la secondo di tipo economico (negli Usa si sta andando verso un atterraggio morbido, in Europa la crescita del pil sta ancora accelerando). «Le valutazioni sono molto interessanti con un p/e di 13 contro il 17,4 degli Stati Uniti – dice Benli – senza poi dimenticare che il livello dei dividendi delle società del Vecchio Continente è ancora nettamente al di sopra rispetto al dato americano (3% contro 1,9%)».
Secondo l’analista della banca svizzera la congiuntura attuale fa sì che vengano preferite le grandi capitalizzazioni alle piccole, che l’anno scorso hanno corso molto di più delle grandi. I big del listino, poi, hanno dalla loro un momentum favorevole, visto che da un po’ di tempo gli investitori sono tornati a scoprirle.
Sul fronte macroeconomico è Anton Brender, capo economista di Dexia Asset Management, a rassicurare gli investitori sul futuro andamento dei tassi di interesse, visti come il principale pericolo per una durevole ripresa dei listini. L’esperto esclude infatti che la Banca centrale europea possa alzare eccessivamente i tassi. «Con una manovra troppo decisa si rischierebbe di spingere l’euro verso un brusco rialzo – spiega Brender – e, nel 2007, le economie della zona euro sentiranno gli effetti dell’aumento dell’Iva tedesca. In questo contesto, i tassi di interesse a lungo termine dovrebbero aggirarsi intorno al 4% alla fine del 2006 e, una volta superate le attuali turbolenze, prevediamo che i mercati azionari recupereranno buona parte delle perdite recentemente subite».
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