Roma – All’indomani della festa del lavoro che si celebra ogni 1° maggio, i numeri resi noti dall’Istat descrivono impietosamente l’acuirsi della crisi dell’occupazione in Italia. Dati da brivido, che non fanno altro che confermare le preoccupazioni e il senso di disperazione di molti cittadini italiani, che già ieri hanno ironicamente fatto notare che, da festeggiare, c’è ben poco.
Direttamente dall’Istat: l’esercito di disoccupati in Italia si è attestato a marzo a 2.506.000, ovvero al record dal gennaio del 2004 (anno in cui è iniziata la diffusione delle serie storiche mensile) e dal quarto trimestre del 1999, se si considerano invece le serie storiche trimestrali.
In generale, il tasso di disoccupazione di marzo è salito su base mensile al 9,8%, crescendo dell’1,7% su base annua: anche in questo caso, da segnalare il triste record di un indicatore che non è stato mai così elevato dal gennaio del 2004 se si guarda alle serie mensile e dal terzo trimestre del 2000 se si guardano quelle trimestrali.
Il record è poi assoluto per il tasso della disoccupazione giovanile (calcolata prendendo in considerazione la fascia compresa tra chi ha 15 e 24 anni). In questo caso il tasso è schizzato al 35,9%, al massimo dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) e da quelle trimestrali (quarto trimestre 1992).
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Nell’area euro la disoccupazione e’ salita alla cifra record del 10.9%, come mostrano gli ultimi dati pubblicati dall’Eurostat. I tassi piu’ alti registrati in Spagna (24,1%) e Grecia (21,7%); i piu’ bassi in Austria (4%) e Olanda (5%).