Società

L’ ITALIA
NELLA MORSA
TRA CAMBIO E TASSI

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Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – «Il nostro è un paese in mano alla coppia Tassi&Tassi», commentava amaro un banchiere qualche giorno fa. Decifrare la sua battuta non è difficile. Il primo Tassi infatti può stare per tassi di cambio, il secondo per tassi di interesse. E allora, in chiaro, la battuta diventa: «Questo paese è nelle mani del combinato disposto dei tassi di cambio e dei tassi di interesse».

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Vediamo di capire perché. Il primo punto, tassi di cambio, ha dato molte preoccupazioni nei mesi scorsi e non presenta difficoltà particolari di interpretazione. In questi ultimi anni la competitività italiana è continuamente scesa e oggi è veramente molto bassa. E non si vede nemmeno come fare per farla risalire in tempi brevi. Anzi, senza interventi pesanti (del potere centrale) continuerà probabilmente a scendere.

In queste condizioni il sistema produttivo finisce per essere in gran parte legato ai tassi di cambio. Fino a quando il cambio euro-dollaro se ne sta buono, con il dollaro alto rispetto all´euro, le cose ancora un po´ riescono a girare. Non appena l´euro si riprende e avanza il dollaro, ecco che le esportazioni entrano in crisi e cominciano i guai seri. Il problema, in questo caso, è rappresentato dal fatto che il cambio euro-dollaro è nelle mani di chiunque (del mercato, delle banche centrali, ecc.), meno che nelle nostre. Come va, va. A noi non resta che subire. Da cui si ricava che, al momento, il livello delle nostre esportazioni (e quindi della nostra attività economica) non è qualcosa di gestibile da parte nostra. Ma qualcosa che ci arriva dall´esterno.

Poiché non siamo in grado di smuovere la nostra produttività in modo veloce e significativo, possiamo solo “accettare” la sentenza che ci arriva dai tassi di cambio e sperare che sia favorevole a noi. Sperare, cioè, che il dollaro sia forte.

Ma anche in questo caso non è detto che le cose siano sempre positive. Un dollaro forte, infatti, va bene per noi se il prezzo del greggio (materia che paghiamo in dollari) è basso. Se invece il prezzo del greggio comincia a volare (e il dollaro è forte) allora siamo fritti.

In sostanza, noi dobbiamo sperare che il dollaro sia alto, per esportare di più e guadagnare di più. Ma, nel contempo, dobbiamo pregare i santi del paradiso perché il petrolio rimanga basso. Se sale anche lui, siamo rovinati. Ecco spiegata l´espressione “siamo nelle mani dei tassi” (di cambio).

Ma ci sono anche i tassi di interesse, cioè il costo del denaro. Da almeno due anni i tassi di interesse nell´area euro sono fermi al 2 per cento. Si tratta di tassi che, se consideriamo l´inflazione, sono di fatto (in termini reali) zero o addirittura negativi.

In termini un po´ spicci si può dire che da un paio d´anni almeno in Europa il denaro non costa niente. E questo spiega tante cose. Intanto, può essere una curiosità di questi giorni, spiega il boom immobiliare e la comparsa improvvisa di così tanti immobiliaristi sulla scena finanziaria italiana. Il mercato immobiliare è un mercato che si muove soprattutto grazie al credito che le banche fanno a grandi e piccoli (dalla famigliola che vuole comprarsi l´appartamento al grosso operatore). E è ovvio che con il denaro a costo zero questo genere di affari si moltiplichi rapidamente. Nel suo moltiplicarsi genera sia un boom (con prezzi eccessivi) che l´arrivo degli operatori del settore (gli immobiliaristi, i vari Ricucci, Coppola, ecc.).

Un eventuale rialzo improvviso dei tassi, provocherebbe il crollo del mercato immobiliare (con relativi grossi danni alle banche e a tutto il settore finanziario), ma anche la scomparsa dei vari immobiliaristi, o comunque un loro forte ridimensionamento.

I tassi di interesse bassi servono anche a rendere meno drammatici i conti dello Stato. Lo Stato italiano è infatti uno dei più grandi debitori del mondo. In questa situazione di tassi bassi, sopravvive. Se i tassi dovessero salire, ci sarebbero guai a non finire. E probabilmente solo un aumento delle imposte riuscirebbe a evitare la bancarotta.

I tassi di interesse bassi, peraltro, servono anche alle aziende italiane, quasi tutte pesantemente indebitate. Fino a quando il denaro costa poco (zero in termini reali), anche l´azienda che ha più debiti di quelli tecnicamente ammissibili in qualche modo tira avanti. Un rialzo improvviso e di una certa consistenza, invece, la farebbe inevitabilmente saltare. E oggi le aziende italiane che si trovano a vivere sul filo del rasoio sono tantissime, comprese alcune di grandi dimensioni.

In sostanza, il nostro è un paese in bilico, oggi. Sta lì in precario equilibrio fra la bancarotta (dello Stato e di molti privati) e la sopravvivenza. La sopravvivenza si deve al fatto che l´accoppiata “Tassi&Tassi” oggi è, se non ottimale, almeno non letale. Ma basterebbe un piccolo spostamento di questa coppia di elementi per determinare improvvisamente una crisi di proporzioni molto vaste.

E questo spiega, probabilmente, il grande senso di insicurezza nel quale oggi si vive tutti. Spiega perché i consumi ristagnano e perché gli investimenti non ripartono. In realtà, anche se il governo dice di no, questo è un paese che ormai vive con il fiato sospeso. Vive nella paura.

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