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L’ IRAQ VALE 1 MILIARDO PER LE IMPRESE ITALIANE

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(WSI) –
La guerra in Iraq comincia a portare i primi frutti per le aziende italiane, che secondo quanto ha potuto ricostruire Finanza & Mercati ammontano a circa 1 miliardo di euro. A fare la parte del leone sono le società che si stanno occupando della ricostruzione delle centrali elettriche, degli impianti di trattamento delle acque e delle infrastrutture petrolifere.

La Franco Tosi ha vinto un contratto da 180 milioni di dollari per la «riabilitazione» della centrale di Begi ed è in corsa per un altro appalto dello stesso tipo da 275 milioni di euro a Daura. Turbocare, del gruppo Siemens Italia, si è aggiudicata una gara da 55 milioni di euro per la ricostruzione di un altra centrale elettrica nel sud del Paese.

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Per quanto riguarda la fornitura di compressori nei campi petroliferi, la Nuovo Pignone (gruppo GE Oil & Gas), ha vinto un’appalto del valore di 35 milioni ed è in corsa per un altro da circa 100 milioni. Sul fronte del trattamento delle acque, la Drillmec, controllata del gruppo Trevi, ha stipulato contratti per complessivi 9 milioni ripartiti tra il sud dell’Iraq e il Kurdistan. Europa Progetti sta eseguendo lavori per circa 35 milioni di dollari sugli oleodotti che collegano Baghdad con Bassora ed è in corsa per gli appalti per la ricostruzione delle raffinerie di Kirkuk e Nassiriya che valgono circa 120 milioni di dollari ciascuno.

Quest’ultima società è concorrente della Franco Tosi per il riammodernamento della centrale elettrica di Daura (valore 275 milioni di euro), ma Europa Progetti per questa gara non è sola e partecipa con una società capofila russa in compagnia di Ansaldo Caldaie (gruppo Sofinter) e di Ansaldo Energia (controllata di Finmeccanica). Ansaldo Energia non è l’unica società del gruppo guidato da PierFrancesco Guarguaglini ad avere interessi in Iraq.

Anche Telespazio ha recentemente partecipato, senza successo, a una gara per la fornitura di impianti satellitari ma è nuovamente in lizza per un altro appalto a Baghdad. Lo scorso anno Fincantieri aveva vinto una commessa da 80 milioni di euro per la costruzione di pattugliatori e recentemente si è aggiudicata un’altra fornitura di unità da 12 metri. La presenza delle aziende italiane in Iraq non finisce qui.

L’ambasciatore italiano, Maurizio Melani, spiega a Finanza & Mercati come «in Kurdistan ci sono anche una quarantina di piccole e medie imprese». La vera partita commerciale sul suolo iracheno si deve, però, ancora giocare. Ed è quella dei diritti di sfruttamento dei giacimenti petroliferi: la gara prenderà il via appena il Parlamento locale avrà varato la nuova legge per lo sfruttamento delle risorse energetiche.

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