New York – L’intesa per innalzare la soglia del debito americano sopra i 14,3 trilioni di dollari rappresenta solo un “cerotto” e non e’ sufficiente a risolvere i problemi di bilancio di Washington.
Tanto e’ vero che sul breve termine il rischio di un declassamento del rating sul debito pubblico statunitense rimane una possibilita’, secondo Barclays Capital.
L’accordo strappato in extremis dal presidente Barack Obama “Rappresenta solo una misura di intervento riparatorio per stabilizzare le finanze pubbliche”, dice in una nota ripresa da Cnbc Julian Callow, chief European economist della banca britannica.
Il problema principale per Callow e’ il rallentemento dell’economia. Qualunque operazione di risparmio rischia infatti di essere messa in secondo piano da una riduzione consistente delle entrate.
“Tutti i presunti risparmi fiscali potrebbero essere spazzati via se la crescita del Pil americano continua ad essere molto piu’ debole di quanto previsto nelle proiezioni del governo”.
A meno che le agenzie di rating non reputino credibile il nuovo meccanismo di rinsaldamento delle finanze, Callow vede un downgrade del giudizio sulla qualita’ del credito anche nel caso di un innalzamento del tetto.
“Anche tenuto conto dei tagli alle spese pubbliche, siamo lontanti dai $4.000 miliardi indicati da S&P come cifra “ottimale”.
Cosi’ come Callow, anche il chief aalyst di Danske Bank Allan von Mehren e’ convinto che un declassamento e’ all’ordine del giorno: “La crescita fiacca pesera’ sul budget e ha bisogno di tagli discrezionali piu’ consistenti se si vuole ridurre il deficit e tenere sotto controllo il debito pubblico”, si legge in una nota scritta da Mehren.
“Non e’ una decisione facile declassare il debito sovrano del paese con la valuta di riserva di riferimento. Ci vorra’ del coraggio per farlo”. Tuttavia qui “c’e’ in gioco la credibilita’ di S&P”.