Nella riunione di Dubai del G7 il capo dell’ufficio studi del Fondo monetario, Kenneth Rogoff, ha dichiarato che la ripresa è cominciata, ma che gli europei la vedranno in televisione. Si svolgerà cioè in America e in Asia e interesserà l’Europa in tono minore.
Un fattore che fa la differenza è il corso del dollaro. Nonostante la forte ripresa Usa, i pronostici sono per un dollaro debole, anche se il miglioramento di Wall Street vi convoglierà grossi flussi di capitali. Infatti, il grosso deficit del bilancio federale, espandendo la domanda, favorisce le importazioni. Ciò deprime il cambio del dollaro e finisce poi per aiutare le esportazioni degli Stati Uniti nel mondo e soprattutto in Europa.
Il segretario al Tesoro Usa John Snow, proprio da Dubai, ha ribadito che non c’è “nessun cambiamento nella politica del dollaro forte”, ma ha accuratamente evitato di commentare il deprezzamento del dollaro contro yen e euro. L’elevato sviluppo della produttività fa supporre che la crescita sostenuta non genererà inflazione. E la Fed non si prepara ad aumentare il tasso di interesse.
Ciò induce a preferire i titoli a reddito fisso europei a quelli degli Usa e deprime il dollaro con l’euro. Gli statistici americani hanno modificato la misura della produttività tenendo conto della miglior qualità dei beni tecnologici. Ciò dà luogo a una stima elevata della produttività e riduce il tasso di inflazione, perché l’aumento dei prezzi di computer, macchine fotografiche, autovetture e telefonini viene imputato al miglioramento di qualità.
Tenendo conto di ciò molti prezzi, benché nominalmente maggiori, risultano diminuiti in termini reali. Così la Fed ha meno motivo di preoccuparsi degli europei per l’inflazione. Del resto, il livello di disoccupazione Usa è ora superiore al 6 per cento e gli esperti del Tesoro non prevedono rivendicazioni salariali.
La Cina, frattanto, tiene lo yuan legato al dollaro, nonostante questo sia debole. Così all’Europa s’apre un trappolone. La libera fluttuazione delle monete genera il dollaro basso, ostacolando l’export europeo. Il dirigismo monetario cinese mantiene lo yuan a un cambio col dollaro sottovalutato del 30 per cento rispetto a quello corretto.
E ciò spiazza l’Europa, specialmente nella domanda di beni di largo consumo. Se vedremo la grande ripresa in televisione, stavolta non sarà solo colpa nostra.
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