Economia

L’Europa naufraga nel mare dei debiti periferici

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(Teleborsa) – Giornata da dimenticare per i principali listini del Vecchio Continente, oggi surclassati dalle vendite. Il sentiment continua ad essere depresso dai timori per la situazione dei debiti periferici dell’Europa che, dopo il caso Grecia, deve fare i conti con la disastrata Irlanda e con un Portogallo che non ha negato la possibilità di una richiesta di SOS. Intanto all’Ecofin di Bruxelles si continua a parlare di Dublino, che smentisce qualsiasi richiesta di aiuto all’UE pur non negando di aver intrapreso contatti con la comunità internazionale finalizzati a risolvere i suoi problemi economici. A peggiorare il quadro anche lo spauracchio di una possibile stretta monetaria da parte della Cina, che deve raffreddare un’economia bollente. Intanto la Corea del Sud ha fatto un primo passo in materia alzando oggi il costo del denaro. Scarso aiuto è giunto nel pomeriggio da Wall Street, che tra l’altro non ha potuto nemmeno contare sulle statistiche macroeconomiche. I prezzi alla produzione sono saliti meno delle attese e quasi esclusivamente grazie alla componente energetica, facendo tornare in auge la tanto temuta parola “deflazione”, mentre la produzione inudustriale e la capacità di utilizzo sono rimaste immobili. Esangue anche l’indice NAHB, a conferma della staticità del mercato immobiliare statunitense. A poco è servita, inoltre, la positiva lettura dello Zew tedesco che ha registrato un aumento fortemente superiore alle attese degli analisti. Sul valutario l’euro si conferma depresso nei confronti del dollaro a 1,3521, mentre tra le commodities il petrolio sconta l’attuale stato di forza del biglietto verde scendendo a 82,75 dollari al barile. A livello settoriale a picco le risorse di base con un calo di 5 punti percentuali, per le possibili conseguenze di una stretta di cinghia da parte della Cina. Pessimi gli energetici e le banche, queste ultime in scia alla situazione di Irlanda & Co. Male le auto, ieri in rally sulle buone notizie sull’Ipo di General Motors e sulla possibile fusione tra Scania e Man, che aveva mandato su di giri Volkswagen. A deprimere ulteriormente il settore anche l’ennesimo disastroso dato sulle immatricolazioni di auto in UE. Londra termina con un calo del 2,38% a 5.681 punti, Francoforte dell’1,87% a 6.663 punti, Parigi del 2,63% a 3.762 punti. In profondo rosso Amsterdam -1,83% a 339 punti, Bruxelles -1,75% a 2.608, Zurigo -1,31% a 6.476 punti e Madrid -2,46% a 10.095.