Società

L’ EUROPA IRRILEVANTE
E L’ ITALIA

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*Achille Albonetti è Condirettore della rivista Affari Esteri. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – LO SPETTRO DELLA GUERRA FREDDA – L’EUROPA IRRILEVANTE E L’ITALIA

L’Europa irrilevante. L’Europa dovrebbe riflettere a fronte delle improvvise tensioni degli scorsi mesi tra i due poli, la Russia e gli Stati Uniti. Se tra Washington e Mosca continuassero e si approfondissero, l’Europa, infatti, ne pagherebbe le conseguenze, in termini politici, economici e di sicurezza.

I sintomi di una recente maggiore flessibilità della politica estera americana, caratterizzata da un più accentuato multilateralismo e da una minore propensione alla minaccia della forza, potrebbero costituire un dato positivo per l’Europa e per i suoi rapporti con gli Stati Uniti e la Russia. Contemporaneamente, tuttavia, è preoccupante la persistente e grave situazione nei principali centri di crisi: Iraq, Afghanistan, Israele-Palestina, Libano, Siria, Iran, Corea del Nord.

La politica estera dell’Unione Europea è insufficiente, perché divisa ed assente, in particolare su due dei conflitti più importanti: l’Iraq e l’Afghanistan. Non si progetta il rilancio ineludibile dell’unità politica e di difesa. Se ne parla. L’esigenza di una politica estera comune, ed addirittura di un esercito europeo, è stata menzionata dalla Merkel, da Sarkozy, da Prodi e da D’Alema, anche di recente. Ma il problema del Trattato costituzionale potrebbe essere l’ennesimo alibi per rinviare l’avvio a soluzione di questo tema prioritario.

Quale destino hanno avuto il Quartiere Generale Europeo, l’Agenzia Europea per gli Armamenti e la Forza Rapida di Intervento, approvati ormai da anni dall’Unione Europea?

Nello scorso marzo ha avuto luogo a Bruxelles il consueto Vertice dei Capi di Stato e Governo europei. Si è discusso, quasi esclusivamente, di questioni economiche, energetiche e tecniche. Tutto questo è molto grave, perché l’eventuale abbandono dell’Iraq e dell’Afghanistan, nonché l’aumento della tensioni con l’Iran, con il Libano, con la Siria, tra Israele e la Palestina, potrebbero seriamente compromettere l’avvenire dell’Alleanza Atlantica, dell’Unione Europea e, quindi, della nostra sicurezza politica ed economica.

Il cambio al vertice in Francia e nel Regno Unito – ma soprattutto l’elezione a Presidente della Repubblica francese di Nicolas Sarkozy – dovrebbe permettere la ripresa del dialogo europeo. L’istituzione di una Conferenza Intergovernativa, che sarà probabilmente decisa dal vertice dell’Unione Europea il 21 e 22 giugno, dovrebbe consentire di uscire dall’attuale crisi biennale e permettere l’elaborazione di un Trattato costituzionale semplificato.

Dovrebbe così cadere un altro alibi per non procedere nella costruzione politica europea e per accrescere le possibilità di un’efficace presenza dell’Europa sugli eventi internazionali.
L’Europa, infatti, a causa delle sue divisioni, continua ad essere irrilevante politicamente, malgrado la sua potenza economica e finanziaria. L’onere dell’equilibrio e della stabilità internazionale in ogni parte del globo è concentrato da decenni sugli Stati Uniti, unica superpotenza politica, economica, militare, nucleare e spaziale. Ricordiamo anche che l’Europa è l’unico centro del mondo che ha valori politici e morali, oltre che solidarietà di sangue, in comune con gli Stati Uniti.

L’Europa, dopo circa sessanta anni, non è riuscita a darsi una politica estera unitaria. Ma senza forze armate rischia di non contare nulla. Oggi, il compito dell’Europa è quello di uscire dalla crisi, che la indebolisce e la paralizza. Auguriamoci che sia possibile preparare un nuovo testo del Trattato costituzionale entro il 2009, allorché si procederà all’elezione di un nuovo Parlamento Europeo.

Si pone, però contemporaneamente e senza indugi, il problema di cosa fare per costruire l’Europa politica e di difesa. Questo era il vero obiettivo dei padri dell’Europa: Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide de Gasperi, fra i primi.

Dovremo, quindi, oggi adoperarci per compiere un ulteriore passo avanti per avviarci alla costruzione dell’Europa politica e di difesa. Questo è essenziale anche per consolidare quanto già ottenuto e per dare ad esso il vero significato.

Senza una nuova iniziativa per l’unione politica di difesa, gli sforzi fatti ed i risultati ottenuti dall’integrazione europea nel settore economico e finanziario non saranno probabilmente sufficienti ad arrestare il declino dell’Europa.

Soltanto con l’unione politica sarà possibile: a) garantire la sicurezza dell’Europa; b) riequilibrare e rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti nell’ambito della NATO; c) fornire un contributo alla stabilità, allo sviluppo internazionale ed alla pace, adeguato alle risorse europee; e d) rafforzare il mercato unico, l’Euro e l’allargamento.

Le nuove tensioni tra gli Stati Uniti e la Russia e la situazione nei principali centri di crisi in particolare in Iraq, Afghanistan, Israele e Palestina, Libano, Siria ed Iran non consentono ulteriori indugi.

Un Direttorio europeo senza l’Italia? L’Italia deve fare molta attenzione per evitare di essere isolata dall’embrione di Direttorio europeo, che si è formato nell’Estate 2003 tra la Francia, la Germania ed il Regno Unito. Chiari sono i sintomi: a) i negoziati nucleari a Tre con l’Iran, poi trasformatisi nel 5+1, gruppo pericolosissimo da cui l’Italia è esclusa; b) l’appoggio della Francia e del Regno Unito all’elezione della Germania a membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU; c) la costruzione in Francia di un gigantesco impianto per la produzione di uranio arricchito, con la partecipazione della Francia, della Germania e del Regno Unito.

E’ la prima volta, in 137 anni di unità dell’Italia, che non facciamo parte di intese significative tra le grandi potenze europee. Questo declassamento è molto pericoloso.

Non vorremmo che, per tacitarci, la Francia ci offrisse “come ha già fatto” un’ Unione mediterranea, con la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la Turchia e gli altri Paesi rivieraschi.

E’ inevitabile che “Trattato Costituzionale a 27 Paesi o meno” si formi un gruppo ristretto, i cosiddetti Paesi di avanguardia. E’ essenziale che l’Italia ne faccia parte.

La prima parte di questo articolo e’ stata pubblicata il 6 giugno con il titolo
BUSH IN ITALIA E LO SPETTRO DELLA GUERRA FREDDA