Economia

L’Europa annaspa nella tela del ragno

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(Teleborsa) – L’Europa sta frenando, condizionata ancora una volta dal rallentamento dell’economia americana. Lo scenario economico mostra infatti un deciso peggioramento nel Vecchio Continente, beffando chi sperava in una maggiore tenuta della ripresa. Eppure, il National Bureau of Economic Reserch qualche giorno fa ha confermato che la recessione iniziata nel dicembre 2007 è finita nel giugno 2009. Qualsiasi ulteriore rallentamento dell’economia, pertanto, non si può collegare a quel ciclo economico e sarebbe da considerare un evento separato. E così i Governanti si trovano nell’imbarazzo di dover giustificare una nuova stagnazione dell’attività economica, proprio in un momento difficile per l’economia globale. L’esigenza di ripulire le finanze pubbliche e mettere a punto scomodi piani di austerity si scontra necessariamente con la necessità di ulteriori stimoli. E così la Federal Reserve appare sempre più esitante e divisa sul tema delle politiche di quantitative easing, tanto quanto la Bank of England che sembra aver perso una visione unitaria all’interno del Board di politica monetaria. Intanto, le borse mondiali appaiono sempre più indecise e pessimiste, facendo volare l’oro su nuovi record storici in prossimità dei 1300 dollari l’oncia. Anche oggi i mercati azionari mondiali evidenziano pesanti perdite, al seguito di alcune brutte notizie giunte dall’Eurozona. L’indice PMI della Zona Euro indica un deterioramento a 53,8 punti, mostrando il calo più ampio dal novembre del 2008, proprio quando la crisi era in pieno sviluppo. E non sono migliori le condizioni dell’Irlanda, che ha visto il PIL contrarsi dell’1,2% nel secondo trimestre, confermando un nuovo peggioramento delle condizioni economiche del Paese. Un dato che in fondo non stupisce, dato che il rigoroso Piano di austerity messo a punto da Dublino ha messo in ginocchio le spese dei consumatori. E come sempre qualcuno è in agguato, alimentando voci di un possibile default di primarie banche irlandesi e facendo volare gli spread dei titoli di stato del Paese nord-europeo. E poi a chi toccherà? La Grecia, la Spagna, il Portogallo e perfino l’Italia potrebbero finire nella tela del ragno, trovandosi stretti nella morsa di un millepiedi chiamato speculazione.