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L’euro si allonta dai minimi record. Ma ora?

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(WSI) – Che cosa abbiamo visto ieri? Un intervento? Una scarsissima liquidità che ha portato a nefaste conseguenze? Ancora nulla è certo: l’unica certezza è l’effetto, con l’euro che ha sorprendentemente instaurato il rally più impulsivo contro il greenback da inizio anno.

Non ci sono stati dati macro in uscita, e non ci sono state dichiarazioni di interventi da parte della BCE. Ieri abbiamo parlato della possibilità di interventi dei policy maker per arginare la situazione di continua pressione unidirezionale.

Questa mattina ci sono voci di corridoio che parlano di un meeting d’emergenza della BCE per entrare sul mercato e comprare euro. La ragione per cui questa ipotesi guadagna in credibilità è perché storicamente ci sono stati pochi movimenti del genere su EurUsd (che è il cambio più liquido tra tutte le coppie di valute sul mercato).

Per rendere l’idea (per chi non l’avesse visto) alle 15.10 c’è stato uno spike di 80 pip e poi alle 17.25 un secondo movimento simile.

Che sia tutto colpa (o merito?) della Merkel e delle sue dichiarazioni è un’ipotesi poco plausibile; rimane il fatto che non c’erano motivazioni fondamentali per il movimento.

Pensandoci bene, la BCE non è consona a questa tipologia di interventi. Allora ci chiediamo: sarà stata la SNB? Se guardiamo al grafico EurChf, spike simili sono all’ordine del giorno, con oscillazioni anche di 300 pip (enormi per questa valuta).

Non ci sono commenti neanche dalla SNB, tranne le parole del presidente Hildebrand secondo cui la banca “agirà in maniera decisiva se sarà necessario”.

Finchè regnerà il dubbio, è probabile che la pressione sull’euro diminuirà perché i trader non sanno come interpretare queste vicende. Passando al Usd, nei giorni scorsi il UsdJpy è rimasto in discesa: questo cambio identifica meglio di altre il punto di vista del mercato sulle sorti degli USA.

Ieri la conferma è arrivata dalle minute della FOMC che mostrano un tono ancora “dovish” (conservativo) e non ci sono pressioni particolari per rialzare i tassi di interesse. Anzi, la minute hanno mostrato una maggiore indecisione su come gestire i MBS e debito privato acquisiti durante i momenti più neri della crisi.

Una cosa rimane certa: l’inflazione stagnante proseguirà ancora. Teniamo d’occhio il CPI per capire di più sul risveglio/letargo dei consumatori USA.

Infine parliamo dello Yen: l’IMF ha rilasciato ieri la sua view sull’economia nipponica, illustrando alcune proposte per tagliare il debito e ridurre le pressioni deflazionistiche.

L’IMF è stato chiaro: “il Giappone necessita di un aggiustamento fiscale credibile e rapido”, un processo che dovrebbe includere un aumento del gettito (praticamente un aumento delle tasse) graduale. Parole dure di tutti i policy maker: ma i privati, che alla fine devono sopportare il peso di queste misure importanti, riusciranno a farvi fronte e proseguiranno nel dare fiducia ai propri governi?

Come di consueto, passiamo ora a qualche spunto di analisi tecnica per la giornata entrante.

Situazione ancora piuttosto incerta sul più scambiato eurodollaro: ci troviamo sempre all’interno di un preciso canale discendente con qualche veloce segnale di inversione, che generalmente si esaurisce in giornata.

Per trarre qualche spunto è interessante osservare un grafico orario per esempio, in quanto possiamo ottenere due buoni livelli. Stiamo parlando del doppio massimo, visto due giorni fa e questa notte, a 1.2430 e ovviamente del minimo di questo forte movimento ribassista toccato ieri a 1.2140.

Il Cambio UsdJpy appare ancora in una tendenza ribassista/laterale senza la volatilità che accompagna altre majors. Massima attenzione al superamento di 90.80, come punto di supporto, e alla resistenza di 92.50 (livello suggerito dalla linea discendente che ha congiunto i massimi decrescenti dal fallito tentativo di rottura di 95 figura, ad inizio mese).

Vediamo ora il cable, dove il test del minimo precedente a 1.4240 aiuta ad avere un riferimento importante come supporto. Altrettanto evidente è il livello di resistenza, identificabile in area 1.45, dove si sono concentrati una serie di massimi da inizio settimana.

Anche sul cambio GbpJpy abbiamo assistito al test perfetto del minimo precedente, 129.80, con successiva ripresa dei prezzi di quasi 300 punti. Continuiamo a considerare il supporto come l’ultimo livello importante, oltre il quale potrebbe scatenarsi una nuova ondata di vendite e 132.50 come livello di resistenza per le prossime ore.

Molto interessante e singolare il movimento mostrato ultimamente dal cambio EurChf. Dopo la discesa verticale del 6 maggio scorso, che ha portato i prezzi a 1.40 figura, abbiamo avuto ieri un movimento speculare che con la medesima velocità ci ha riportato al di sopra di 1.43.

Visti i recenti movimenti è possibile attendersi una normalizzazione dei prezzi in attesa di nuovi eventi che scatenino un’ulteriore ripresa della volatilità. In ogni caso i livelli da tenere a mente sono dati da 1.43 e 1.4360, mentre il grande livello di supporto si trova sul minimo storico di 1.40, pericolosamente vicino ad una rottura nella scorsa settimana.

Il movimento sopra descritto ha favorito il raggiungimento di nuovi massimi sul cambio UsdChf, che continua la propria tendenza positiva ininterrottamente da 1.05. Se dovessimo ipotizzare un punto d’arrivo sicuramente penseremmo al massimo del 20 aprile 2009 a 1.1740, a due figure solamente dai prezzi attuali. Un buon livello di supporto invece è di più difficile individuazione e sembra non poter essere trovato prima di 1.1420 prima e 1.1250 poi.

Terminiamo con il cambio AudUsd, dove in cinque giornate di scambi abbiamo assistito ad una perdita di 700 punti (corrispondente all’8%). Parlavamo ieri dell’ultimo baluardo di supporto a 0.8250, non pensando diventassi di attualità così in fretta… Per rivedere invece una ripresa del dollaro australiano non possiamo che attendere un nuovo superamento di 0.8525-75.

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