Società

L’AZIONARIO
GUARDA AL FUTURO, L’OCCUPAZIONE NO

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Immediate le ripercussioni dei dati deludenti sull’occupazione di novembre. Il Treasury a 10 anni si e’ riportato sotto il 4,00% di rendimento, mentre i future sugli indici azionari hanno accelerato al ribasso. Degna di nota anche la reazione del mercato dei cambi, con la moneta europea che ha guadagnato terreno sul biglietto verde.

La curva dei rendimenti dei titoli di Stato USA, che aveva mostrato una tendenza ad irripidirsi, e’ tornata ad appiattirsi, sottolineando la sfiducia del mercato in una pronta ripresa economica. Lo spread tra il rendimento del benchmark a 10 anni e il corrispondente TIPS (che misura il potenziale impatto di una crescita dei prezzi futuri), e’ sceso sotto i 160 punti base.

La reazione del mercato dei bond ha mostrato tuttavia una tendenza a riassorbirsi nell’ora successiva alla comunicazione del dato, soprattutto per quanto riguarda le scadenze piu’ lunghe, con il rendimento sul 10 anni che si e’ riportato al 4,09%. L’effetto totale, alle 10:00 del mattino ora di New York (le 16:00 italiane), e’ stato di un calo dei rendimenti delle scadenze a 2 e 5 anni piu’ pronunciato di quello dei bond a 10 e a 30 anni.

Difficile trarre conclusioni sulla scorta di un semplice indicatore macroeconomico, per quanto importante esso possa essere. Va tuttavia ricordato che la volatilita’ del dato relativo al mercato del lavoro impone cautela, soprattutto per quanto riguarda la prospettiva di medio-lungo termine dell’economia.

Va osservato inoltre che il mercato del lavoro, in un momento in cui gli USA si apprestano ad uscire dalla recessione, tende a reagire in ritardo rispetto ad altri dati. Un incremento della produttivita’ simile a quello registrato all’ultima tornata non sarebbe infatti stato possibile se le aziende non fossero in grado di produrre lo stesso output con meno forza lavoro. Aspettarsi che le societa’ tornino ad assumere prima del ritorno della fiducia nella ripresa dell’economia reale e’ irrealistico.

Sul mercato azionario si e’ assistito ad un fenomeno per certi versi simile quando qualche giorno fa i price/earning di alcune aziende sono tornati a livelli simili a quelli della bolla speculativa degli anni Novanta. All’uscita di una recessione appesantita da una bolla speculativa, le societa’, nonostante il basso costo del denaro, hanno pensato piu’ a ripulire i bilanci che ad investire. Il fenomeno quindi non deve stupire piu’ di tanto: e’ normale che i P/E salgano se il denominatore e’ nel punto piu’ basso del ciclo. Va ricordato tuttavia che i prezzi sul mercato azionario scontano la crescita futura degli utili, e non fotografano obbligatoriamente la situazione attuale.

Al di la’ della reazione immediata, potrebbe quindi essere troppo presto per dare per spacciato il comparto azionario e tornare ad investire pesantemente sulle scadenze lunghe dei titoli obbligazionari con rischio basso o nullo (come i bond di Stato).